Sebbene gli accordi di base siano composti da tre suoni, l’armonia classica si è sempre basata su una scrittura a quattro voci. Questa organizzazione quadripartita è frutto di una lunga elaborazione e trova nel corale bachiano il modello per eccellenza. La musica scritta in seguito ha risentito di tale disposizione formale, dalla musica da camera fino alle più grandiose composizioni orchestrali: da qui la sua importanza anche nell'apprendimento dell'armonia di base.
La scrittura a quattro voci (dove il termine “voce” intende in senso astratto le parti che si spartiscono le linee melodiche sovrapposte) si basa sulle quattro estensioni delle classiche voci corali, cioè soprano, contralto, tenore e basso .
Le estensioni delle voci di solito non superano l’ottava e mezza circa, salvo sconfinamenti occasionali dettati da ragioni di condotta armonica.
Gli esercizi di armonia generalmente si scrivono su doppio pentagramma di pianoforte, in modo tale che le parti si trovino raggruppate a due a due: soprano e contralto al rigo superiore, tenore e basso al rigo inferiore. Per sottolineare l'indipendenza delle voci, i gambi delle note vengono scritti speculari: in particolare, per soprano e tenore saranno sempre rivolti verso l'alto, per contralto e basso verso il basso.
La scrittura a quattro parti comporta che, nella realizzazione di una triade, composta da tre suoni, una nota vada raddoppiata, cioè ripetuta dalla quarta voce. Generalmente la nota raddoppiata è la fondamentale, che può essere ripetuta a ottave superiori o all’unisono con il basso; ci sono però regole particolari per talune specie di triadi e per i rivolti, che vedremo meglio in seguito.Per quanto riguarda la triade di dominante e quella di sensibile, esse contengono la sensibile rispettivamente come terza e fondamentale dell'accordo: data la delicatezza di questa nota, essa non sarà mai raddoppiata. La triade di sensibile contiene inoltre l'intervallo dissonante di quinta diminuita, per cui è molto raro trovarla in stato fondamentale. Il raddoppio della sensibile è consentito solo quando è quinta della triade di mediante.
In generale, vige una discreta libertà nella disposizione delle voci all'interno dell'accordo, ma per ragioni di equilibrio sonoro è preferibile trovare delle soluzioni il più possibile bilanciate. Nello specifico, fra due voci vicine non deve intercorrere un intervallo superiore a un'ottava, salvo che fra basso e tenore, fra i quali sono possibili distanze anche maggiori. La disposizione più comune prevede comunque che gli intervalli più ampi si presentino fra le voci più gravi, quelli più piccoli fra le parti superiori.
In relazione alla distanza fra le voci che lo compongono, l'accordo può essere in posizione stretta (o a parti strette) o in posizione lata (o a parti late). Nel primo caso avremo un accordo in cui le voci sono il più possibile vicine: questo vale anche quando il basso si trova molto distanziato dal resto delle altre voci.
Nel secondo caso, invece, le voci si distanziano molto le une dalle altre, in modo tale che fra soprano e tenore vi sia più di un'ottava.
La scelta di scrivere un accordo a parti strette o a parti late dipende da tanti fattori, tra cui la concatenazione degli accordi, la condotta melodica delle voci e i loro limiti di estensione. Inoltre, la giusta alternanza di accordi stretti e lati aiuta a conseguire una buona condotta delle parti e un generale equilibrio formale, come dimostrano gli esempi forniti dai corali di Bach.
ALCUNI TESTI CONSIGLIATI:
- Walter Piston, Armonia, EDT;
- Arnold Schönberg, Trattato di armonia, Il Saggiatore;
- Gennaro Napoli, Elementi fondamentali di armonia, Edizioni Curci;
- Guido Farina, Trattato di armonia teorico pratico, Voll. I, II, III, IV, Carisch Musicom.