martedì 18 maggio 2021

Edizioni musicali: Preludio a orchestra SC 1 di Giacomo Puccini (Carus Verlag)

Il Preludio a Orchestra di Giacomo Puccini fu portato a termine a «Lucca, adì 5 agosto 1876» (come recita una nota dell'autore nell'ultima pagina) ed occupa il primo posto nel catalogo delle sue opere. Il brano venne desrcito per la prima volta in un articolo nel 1959, quando l'ultimo proprietario noto dell'autografo, il collezionista Natale Gallini, ne produsse in facsimile l'ultima pagina. Dopo la morte di Gallini nel 1983, i manoscritti in suo possesso vennero ceduti e del preludio si persero le tracce, fino a quando non fu acquistato dal Comune di Lucca presso un collezionista anonimo nel 1999. La grafia ordinata lascia pensare a un lavoro destinato a un concerto, di cui però non si trova riscontro nei documenti d'epoca; pertanto la prima esecuzione in tempo moderni (1999) fu anche la prima assoluta dell'opera.

Purtroppo l'autografo in copia calligrafica (fonte unica del lavoro editoriale) ci è pervenuto mutilo di un foglio. La presente edizione critica, pubblicata da Carus Verlag, comprende la ricostruzione della parte mancante, realizzata da Wolfgang Ludewig. Grazie alle dodici battute inserite (da 29a a 29l) essa offre per la prima volta la possibilità di ricavare una valida impressione dello sviluppo completo del primo tema, fino alla ripresa di b. 30.

Nonostante la lacuna, il brano offre un'occasione preziosa per apprezzare le doti di Puccini studente, allora diciassettenne, che aveva conosciuto appena quattro mesi prima il mondo del grande melodramma assistendo a una recita di Aida a Pisa. Il breve brano non è un capolavoro, né sarebbe lecito attenderselo da un compositore alle prime armi e per giunta non dotato di talento precoce. Tuttavia l'impianto formale propone qualche ingegnosità, in termini di riprese e di giochi tematici che intrecciano le sezioni in cui si divide.

La qualità delle melodie principali è davvero ragguardevole: se nel mesto preregrinare del motivo iniziale in minore si può già riconoscere il potenziale autore di Manon Lescaut, anche l'orchestrazione e l'armonia, sovente intrisa di cromatismi pungenti, riservano più di una lieta sorpresa. Ma soprattutto è rimarchevole la tendenza, che Puccini ampiamente dimostra in queste pagine, a mettere da parte le strutture convenzionali per sperimentare nuove soluzioni.

Questo preludio dimostra come Puccini, ancora privo di contatti teorici e pratici con la grande musica italiana ed europea, avesse doti naturali, e del tutto peculiari, per il trattamento formale e coloristico dell'orchestra, conquista critica di portata notevole.

(Articolo rielaborato dalla Prefazione all'edizione critica del Preludio a orchestra SC 1, Carus Verlag)



domenica 16 maggio 2021

Etimologia dei nomi degli strumenti musicali: CORNO INGLESE


Già conosciuto nel XVIII secolo come sviluppo dell'oboe da caccia barocco, il corno inglese ebbe grande diffusione a partire dal XIX. Si tratta di un oboe contralto, tagliato una quinta sotto rispetto a quello ordinario, ma con caratteristiche costruttive che ne distinguono decisamente il timbro, più rotondo e meno incisivo, da quello del suo fratello più piccolo. Ma che cosa avrebbe di inglese questo strumento da valergli questo nome? In realtà, è molto probabile che l'aggettivo inglese provenga da una errata interpretazione del francese anglé (angolato), che ha la medesima pronuncia \ɑ̃.ɡle\ di anglais (inglese): questo perché, in origine, il corno inglese aveva una forma appunto "angolata". L'errore si è pepetrato nel francese stesso (dove appunto è chiamato tuttora cor anglais) per poi diffondersi nelle altre lingue (ing. english horn, ted. englicshhorn, rus. Английский рожок etc...).