venerdì 9 dicembre 2022

Gli arpeggi al pianoforte: arpeggi di LA e MI (un'ottava)

Gli arpeggi di LA e MI non presentano particolari differenze rispetto a quelli di DO e FA, tranne che per la settima diminuita, la quale, data la presenza di due tasti neri (tra cui la sensibile), modifica la diteggiatura affinché il primo dito non capiti su uno di questi due tasti neri.

Nello specifico avremo dunque:
  • Arpeggi maggiori e minori:
    • Mano destra: 1235 a salire 5321 a scendere;
    • Mano sinistra: 5421 a salire 1245 a scendere;
  • Arpeggio di settima di dominante:
    • Mano destra: 12345 a salire 54321 a scendere;
    • Mano sinistra: 54321 a salire 12345 a scendere;
  • Arpeggio di settima diminuita:
    • Mano destra: 21234 a salire 43212 a scendere;
    • Mano sinistra: 43212 a salire 21234 a scendere.
Vediamo ora gli apreggi di LA...


...e quelli di MI.


TESTI CONSIGLIATI:

lunedì 5 dicembre 2022

Recensione libri: "Con moltissima passione - Ritratto di Giuseppe Verdi", di Raffaele Mellace (Carocci Editore)

Ognuno di noi pensa di sapere tutto riguardo a Giuseppe Verdi, ma forse si conosce ben poco di questo autentico gigante della musica italiana, europea e mondiale. O forse è meglio dire che «ciascuno, nei due secoli passati, ha avuto il "suo" Verdi»: è con questa frase che inizia l'ultimo capitolo del libro Con moltissima passione - Ritratto di Giuseppe Verdi, scritto da Raffaele Mellace, docente di Storia della musica presso l'Università di Genova, e pubblicato da Carocci Editore per la collana Quality Paperbacks. Questo libro, frutto di una lunga e laboriosa ricerca portata avanti a livello internazionale, si inserisce i
n un panorama critico che per anni si è dimostrato spesso ingeneroso nei confronti di questo compositore, restituendoci un'immagine a tutto tondo di un personaggio complesso e affascinante.

Se è vero che genio e follia non sempre vanno a braccetto e se è altrettanto vero che Verdi, rispetto ad altri grandi uomini d'arte (come Mozart, Oscar Wilde o Caravaggio), ha seguito una vita in fin dei conti tranquilla, equilibrata e defilata, da che cosa scaturisce la sua genialità? Con moltissima passione - Ritratto di Giuseppe Verdi ce lo spiega tracciando una mappa dei luoghi a lui legati o che l'hanno visto di passaggio, descrivendo il clima storico-politico in cui visse e infine indagando i rapporti che strinse con le più illustri personalità artistiche, musicali, politiche e intellettuali del suo tempo.

Venendo poi al Verdi artista, Mellace ci dipinge il quadro di un compositore dalla vocazione europea, che sceglie i soggetti delle sue opere prendendoli dalla letteratura straniera (non un singolo titolo del suo catalogo infatti è tratto da fonti letterarie italiane) e si dimostra più aperto di quanto si possa immaginare alle innovazioni musicali che serpeggiarono durante i suoi quasi sessant'anni di carriera (mitigando così la presunta contrapposizione ideologica tra lui e Wagner). Ciò fa di lui un anello di congiunzione fondamentale nell'evoluzione dell'opera italiana che va da Rossini a Puccini.

In seguito si passa ad analizzare il metodo di lavoro di Verdi, approfondendo punto per punto i passaggi che hanno portato alla creazione delle sue opere: la scelta del soggetto, il rapporto con i librettisti, la preparazione dell'impianto drammatico, la ricerca del giusto equilibrio tra musica e parola, la messinscena finale. Non possono poi mancare cenni al Verdi imprenditore di sé stesso, attento a far valere i suoi diritti e le sue ragioni con editori e impresari teatrali, e al Verdi filantropo.

Il "ritratto" consegnatoci da Raffaele Mellace è dunque quello di un Giuseppe Verdi visto sotto una nuova luce, l'immagine di un genio drammatico e musicale non inferiore a Shakespeare o a Mozart, che si dedicò al suo mestiere di operista con tutto sé stesso, con tutte le sue energie e... con moltissima passione.