Ognuno di noi pensa di sapere tutto riguardo a Giuseppe Verdi, ma forse si conosce ben poco di questo autentico gigante della musica italiana, europea e mondiale. O forse è meglio dire che «ciascuno, nei due secoli passati, ha avuto il "suo" Verdi»: è con questa frase che inizia l'ultimo capitolo del libro Con moltissima passione - Ritratto di Giuseppe Verdi, scritto da Raffaele Mellace, docente di Storia della musica presso l'Università di Genova, e pubblicato da Carocci Editore per la collana Quality Paperbacks. Questo libro, frutto di una lunga e laboriosa ricerca portata avanti a livello internazionale, si inserisce in un panorama critico che per anni si è dimostrato spesso ingeneroso nei confronti di questo compositore, restituendoci un'immagine a tutto tondo di un personaggio complesso e affascinante.
Se è vero che genio e follia non sempre vanno a braccetto e se è altrettanto vero che Verdi, rispetto ad altri grandi uomini d'arte (come Mozart, Oscar Wilde o Caravaggio), ha seguito una vita in fin dei conti tranquilla, equilibrata e defilata, da che cosa scaturisce la sua genialità? Con moltissima passione - Ritratto di Giuseppe Verdi ce lo spiega tracciando una mappa dei luoghi a lui legati o che l'hanno visto di passaggio, descrivendo il clima storico-politico in cui visse e infine indagando i rapporti che strinse con le più illustri personalità artistiche, musicali, politiche e intellettuali del suo tempo.
Venendo poi al Verdi artista, Mellace ci dipinge il quadro di un compositore dalla vocazione europea, che sceglie i soggetti delle sue opere prendendoli dalla letteratura straniera (non un singolo titolo del suo catalogo infatti è tratto da fonti letterarie italiane) e si dimostra più aperto di quanto si possa immaginare alle innovazioni musicali che serpeggiarono durante i suoi quasi sessant'anni di carriera (mitigando così la presunta contrapposizione ideologica tra lui e Wagner). Ciò fa di lui un anello di congiunzione fondamentale nell'evoluzione dell'opera italiana che va da Rossini a Puccini.
In seguito si passa ad analizzare il metodo di lavoro di Verdi, approfondendo punto per punto i passaggi che hanno portato alla creazione delle sue opere: la scelta del soggetto, il rapporto con i librettisti, la preparazione dell'impianto drammatico, la ricerca del giusto equilibrio tra musica e parola, la messinscena finale. Non possono poi mancare cenni al Verdi imprenditore di sé stesso, attento a far valere i suoi diritti e le sue ragioni con editori e impresari teatrali, e al Verdi filantropo.
Il "ritratto" consegnatoci da Raffaele Mellace è dunque quello di un Giuseppe Verdi visto sotto una nuova luce, l'immagine di un genio drammatico e musicale non inferiore a Shakespeare o a Mozart, che si dedicò al suo mestiere di operista con tutto sé stesso, con tutte le sue energie e... con moltissima passione.
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