domenica 23 gennaio 2022

Contrappunto (Introduzione): Che cos'è il contrappunto?


Similmente all'armonia, il contrappunto è una disciplina musicale che studia come combinare più suoni contemporaneamente. A differenza dell'armonia, però, che ha un'applicazione più generale, il contrappunto predilige sobrietà di stile e combinazioni ristrette, generalmente tendenti alla consonanza. Inoltre, mentre l'armonia si basa principalmente sul concetto di accordo, quindi una sovrapposizione verticale delle voci, che tendono per questo ad essere vincolate l'una all'altra, il contrappunto si basa sull'intreccio di più melodie fra di loro indipendenti.

Il termine deriva dalla locuzione latina ponere punctum contra punctum, ovvero quella pratica, in uso agli albori della polifonia medievale, che si basava sulla sovrapposizione di una voce ad un'altra, detta cantus firmus, con una corrispondenza appunto nota contro nota. Con il tempo, le combinazioni si sono ampliate, fino ad arrivare alla grande arte contrappuntistica del rinascimento e, in seguito, alla forma della fuga, ma contrappunto è rimasto in uso a designare questo stile severo e rigoroso, principalmente legato alla musica sacra.

Il contrappunto scolastico studiato oggi, però, non fa riferimento a quello storico dei secoli XVI e XVII, ma a una prassi accademica sviluppata principalmente in Francia nel corso dell'ottocento. In base a questa metodologia, l'allievo viene introdotto alla pratica contrappuntistica per grado, partendo, nelle prime fasi di studio, dal contrappunto semplice costruito su un canto dato (che richiama l'antico cantus firmus) secondo cinque specie: nota contro nota, due note contro una, quattro note contro una, sincopi e fiorito. Ognuna di queste specie viene poi applicata al numero di voci di cui si compone il contrappunto: si parte da due voci fino ad arrivare alle quattro voci; dalle cinque alle otto voci, invece, le specie si riducono solo alla prima e alla quinta, poiché le altre risulterebbero eccessivamente macchinose. Apice di questa prima fase dello studio è 
il contrappunto a due cori, ovvero un contrappunto a otto in cui le voci sono distribuite in due gruppi di quattro, che dialogano fra di loro in un complesso gioco di risposte e di alternanze, fino ad approdare ad un tutt'uno ricolmo di sonorità. 

In una seconda fase dello studio, l'allievo familiarizzerà con le tecniche imitative e poi con il contrappunto doppio. Solo in seguito potrà definitivamente arrivare allo studio della fuga, summa perfetta fra il rigore ricercato dal contrappunto e la libertà di movimento delle singole voci.

Lo studio del contrappunto è da sempre considerato una palestra imprescindibile per tutti i compositori: arrivare a padroneggiarlo significa sviluppare una scrittura melodica elegante, versatile e indipendente, capace di combinare liberamente le parti ma con una logica di fondo. Come il latino e il greco antico permettono di avere una marcia in più nello studio delle lingue e la filosofia permette di sviluppare un proprio pensiero critico, così il contrappunto e la fuga conferiscono al compositore quella forma mentis necessaria a raggiungere una scrittura raffinata, che sappia essere ad un tempo sofisticata e sobria, ricca ed equilibrata, in altre parole, ad avere piena padronanza dell'arte compositiva.

TESTI DI RIFERIMENTO:

sabato 15 gennaio 2022

Recensione libri: "Gioachino Rossini - Una vita", di Gaia Servadio (Universale Economica Feltrinelli)

Qual era la vera personalità di Gioachino Rossini? Era davvero un compositore votato solo all'opera buffa? E perché, a soli trentasette anni e all'apice della sua carriera, il maggior operista europeo dell'epoca si ritirò definitivamente dalle scene per i successivi trentanove anni della sua vita?

Indagare la vita di Gioachino Rossini significa entrare in contatto con un uomo dalla personalità complessa, capace di mostrare una maschera di giovialità per nascondere un animo tormentato e nevrotico. Se in gioventù, il Cigno di Pesaro era divenuto un vero e proprio idolo delle folle, una sorta di rockstar del primo ottocento (popolarità che fece invidia a Lord Byron), amatore spregiudicato che avrebbe potuto tenere testa a Don Giovanni, in vecchiaia si tramutò in un vecchio brontolone, reazionario e dalla lingua tagliente, che non risparmiava battute sferzanti anche nei confronti dei potenti. Delle sue opere, tutti conosciamo i capolavori comici: solo dalla seconda metà del secolo scorso si è assistito ad una riscoperta e ad una rivalutazione delle sue opere serie, gettando nuova luce su un autore dall'intuito teatrale formidabile e dalla raffinatissima scrittura orchestrale.

Il libro Gioachino Rossini - Una vita, scritto da Gaia Servadio e pubblicato da Feltrinelli, indaga i risvolti più reconditi della vita di Rossini, svelando aneddoti sconosciuti e tentando di ricostruire la sua complessa personalità artistica e umana. Gaia Servadio ha scritto per numerose testate giornalistiche e televisive, ha fatto parte dell'esecutivo della London Symphony Orchestra, ha affiancato Claudio Abbado nell'organizzazione del festival Mahler and the Second School of Vienna ed ha collaborato con il Teatro Massimo di Palermo. Già autrice di una prima biografia di Rossini agli inizi degli anni 2000, è ritornata a curarne un'altra, come lei stessa dice "spinta da Euterpe e da Calliope", aggiornata alle nuove conoscenze acquisite in merito a questo compositore. 

Il libro si basa sull'analisi critica di un epistolario trovato solo di recente: oltre 250 lettere che esprimono bene lo humour feroce del Maestro, le sue passioni nascoste, ma anche il male e il bene di vivere. La pazzia e il genio sono fratelli gemelli, non solo in Mozart, ma anche in Rossini.

Buona lettura!

lunedì 10 gennaio 2022

Edizioni musicali: I Maestri Cantori di Norimberga di Richard Wagner (Dover Pubblications)

Concepita inizialmente come controparte comica di Tannhäuser, di cui riprende il tema della tenzone canora che prevede come premio la mano di una fanciulla, I Maestri Cantori di Norimberga è un'opera che riveste un ruolo particolare nel panorama wagneriano. Unica commedia della produzione di Wagner, se si esclude la giovanile Il divieto d'amare, che lo stesso compositore non aveva ritenuto degna di essere rappresentata al teatro di Bayreuth da lui concepito (disconoscimento che equivale ad una sorta di ripudio), essa rappresenta una sorta di affresco autobiografico della vita del suo creatore. Walter von Stolzing, il protagonista, entra infatti in contrasto con la gilda dei Cantori, custodi di una tradizione musicale rigida e ben radicata, restia ad aprirsi a ventate di cambiamento: similmente, il rivoluzionario linguaggio wagneriano metteva in discussione i canoni del melodramma del primo ottocento e per questo motivo non venne subito capito e apprezzato. 

Nel bene o nel male, I Maestri Cantori sono anche un inno alla germanicità, che sarebbe poi stato travisato dalle derive nazionalistiche del novecento, mancando di rendere giustizia ad un'opera che tuttavia non disdegna di prendere spunto anche da altre tradizioni musicali: accanto all'arte bachiana del corale, infatti, vi è un massiccio ricorso al contrappunto di impostazione palestriniana, mentre a fronte del declamato tipico del tardo Wagner e portato all'estremo nella Tetralogia, possiamo incontrare, nelle melodie di Walter, un afflato melodico di chiara impronta italiana. L'opera tuttavia si presenta compatta in una straordinaria unità di stile, animata da un'inventiva musicale che Wagner avrebbe saputo superare solo più tardi con Parsifal.

In questa edizione della partitura, pubblicata dalla casa editrice americana Dover Publications, viene riproposta l'autorevole edizione Peters dei primi anni del '900. Nelle prime pagine viene fornita la prefazione originale in tedesco con la sua traduzione in inglese, appositamente preparata per questa edizione. Fatto per durare nel tempo, il volume è rilegato a filo, in modo tale da rimanere aperto da solo e da consentire così una pratica consultazione.

martedì 4 gennaio 2022

Armonia (Lezione 3): Gli intervalli


Nella lezione precedente abbiamo esposto i concetti di intervallo, tono e semitono. Abbiamo visto che il tono e il semitono, oltre ad essere unità di misura della distanza, sono a loro volta esempi di intervallo, cioè la distanza fra due suoni posti a differenti altezze. Infine, abbiamo anche accennato che esistono intervalli più ampi di un tono intero.

Generalmente si dice che gli intervalli sono porzioni di scala caratterizzati dai toni e dai semitoni compresi fra i due suoni che le delimitanoOgni intervallo ha un proprio nome, composto di due parti: la prima indica la distanza che intercorre fra le note (seconda, terza, quarta etc...), la seconda la sua specie (maggiore, minore, giusta etc...). L'intervallo si calcola partendo dalla nota più grave e contando i toni e i semitoni che la separano dalla nota più acuta.

In base alla distanza, gli intervalli si dividono in semplici e composti. Gli intervalli semplici sono tutti quelli il cui valore è minore o uguale a 8: unisono, seconda, terza, quarta, quinta, sesta, settima, ottava


Il computo della distanza tiene conto sia della nota di partenza che di quella di arrivo. Nello specifico, l'unisono non è un vero e proprio intervallo, in quanto corrisponde alla stessa nota emessa alla medesima altezza da due voci contemporaneamente.


Possiamo meglio comprendere quanto detto se le due voci prese in considerazione hanno timbro diverso, come un flauto e un oboe:


L'unisono ha valore 1, poiché, se per esempio partissimo dal DO, questa sola nota dovremmo contare.

Una seconda, invece, è compresa fra due note contigue (es. DO-RE) ed ha per questo valore 2: essa corrisponde quindi al moto congiunto di cui abbiamo parlato in precedenza.


La terza è costituita da una distanza di valore 3, pioché nella terza DO-MI le note da contare sono tre, compreso il RE di mezzo (DO-re-MI).


Lo stesso principio è usato anche per gli intervalli più grandi (quarta, 4 note: DO-re-mi-FA; quinta, 5 note: DO-re-mi-fa-SOL; etc...).


Per quanto riguarda l'ottava, essa è la ripetizione della stessa nota ma ad un'altezza diversa (superiore o inferiore).


Seguendo la scala musicale, infatti, dopo la settima nota SI, l'ottava successiva è di nuovo un DO, come quello di partenza ma più acuto.


Gli intervalli composti sono quelli che hanno valore maggiore di 8 e non sono altro che l'ottava superiore di quelli semplici: per ricavare l'intervallo semplice di base basta sottrarre 7 al valore di quello composto. La nona corrisponde quindi alla seconda, la decima alla terza, l'undicesima alla quarta etc...; l'ottava dell'ottava è detta quindicesima e generalmente non si va oltre.


Ora, non tutte le seconde, le terze, le quarte etc... sono uguali. Se per esempio considerassimo la terza DO-MI noteremmo che suona diversa dalla terza MI-SOL. Questo perché, pur essendo composte da tre note, la disposizione dei toni e dei semitoni al loro interno  è differente.

La quantità di toni e semitoni compresi in un intervallo ci dà la loro specie, indicata nella seconda parte del suo nome. Secondo la nomenclatura più diffusa, in base alla specie gli intervalli possono essere maggiori, minori, giusti, eccedenti o aumentati, diminuiti, più che eccedenti o più che aumentati, più che diminuiti. Nello studio dell'armonia, si fa principalmente riferimento alle prime cinque specie: gli intervalli più che aumentati e quelli più che diminuiti, pertanto, li citiamo a titolo puramente informativo. 

Sono maggiori o minori le seconde, le terze, le seste e le settime; sono giusti gli unisoni, le quarte, le quinte e le ottave. Tutti questi intervalli possono essere alterati cromaticamente per ottenere quelli eccedenti, diminuiti, più che eccedenti o più che diminuiti. Esistono però specifici criteri di derivazione:
  • Aggiungendo o togliendo un semitono a un intervallo giusto, questo diviene rispettivamente eccedente o diminuito; diviene più che eccedente o più che diminuito se la differenza è di due semitoni;
  • Aggiungendo uno o due semitoni a un intervallo maggiore, questo diventa rispettivamente eccedente o più che eccedente; se però il semitono viene tolto, l'intervallo diventa minore; è invece diminuito se la differenza è di due semitoni;
  • Similmente, togliendo uno o due semitoni a un intervallo minore, questo diventa rispettivamente diminuito o più che diminuito; se però il semitono viene aggiunto, l'intervallo diventa maggiore; è invece eccedente se la differenza è di due semitoni.


Nella scala diatonica maggiore, gli intervalli che si vengono a formare fra il primo e gli altri gradi della scala sono tutti maggiori o giusti. 


Questa caratteristica della scala può essere presa come metro di paragone per individuare la natura degli intervalli: se gli estremi appartengono alla scala, allora l'intervallo sarà sicuramente maggiore o giusto; se gli estremi sono alterati, basta calcolare di quanti semitoni cresce o difetta l'intervallo risultante (es. DO-MI: terza maggiore > DO-MI bemolle: terza minore > DO diesis-MI bemolle: terza diminuita etc...)


Molti intervalli, pur avendo scritture e nomi diversi, possono avere la stessa sonorità: quando ciò accade, si dice che sono enarmonici (detti anche omologhi o omofoni). Per questo motivo, se suonati da soli, gli enarmonici non possono essere distinti l'uno dall'altro (per esempio una seconda eccedente da una terza minore). 


Sarà il contesto armonico a chiarire la reale natura dell'intervallo.


L'enarmonia è facilmente identificabile convertendo l'intervallo in semitoni: nell'esempio, sia la terza minore (1 tono+ 1 semitono) sia la seconda eccedente (1 tono e mezzo) risultano composti da 3 semitoni. La differenza sta nel considerare gli estremi dell'intervallo: nel primo caso, DO-RE diesis è una seconda, perché due sono le note da contare (DO-RE); nel secondo, DO-MI bemolle è una terza, perché invece le note da contare sono tre (DO-re-MI).

Fra gli intervalli giusti, l'unisono raramente viene considerato nelle sue forme alterate: l'unica possibilità contemplata è il semitono cromatico, ovvero un semitono composto da due note dello stesso nome di base ma differenziate sonoramente da un'alterazione (es. DO-DO diesis). A tal proposito, alcuni testi parlano di "prima" in contrapposizione all'unisono vero e proprio. Il semitono cromatico è enarmonico della seconda minore, che invece si basa sul semitono diatonico, composto da due note con nome diverso, come quelli presenti nella scala diatonica (es. MI-FA; SI-DO).

Molti intervalli enarmonici sono puramente teorici e vengono raramente presi in considerazione nelle prime fasi dello studio dell'armonia. Di seguito, pertanto, viene fornito l'elenco di tutti gli intervalli più comuni con i loro valori in termini di toni e semitoni; tra parentesi vengono indicati gli equivalenti enarmonici più usati. Per un quadro completo degli intervalli si rimanda a un manuale di teoria musicale.


I suoni che compongono un intervallo possono scambiarsi di posizione: per far ciò, mentre una voce resta ferma, l'altra viene alzata o abbassata di un'ottava. Questo procedimento è detto rivolto degli intervalli. Il rivolto non cambia solo la posizione delle note ma anche la natura degli intervalli. In base alla distanza, l'unisono rivoltato dà l'ottava, la seconda la settima, la terza la sesta, la quarta la quinta e viceversa. In base alla specie, gli intervalli maggiori diventano minori, quelli eccedenti e più che eccedenti diminuiti e più che diminuiti e viceversa; quelli giusti infine restano tali.


ALCUNI TESTI CONSIGLIATI:
Manuali di teoria musicale dove approfondire il discorso degli intervalli: