lunedì 15 agosto 2022

Contrappunto (Lezione 2): Contrappunto a due voci - Prima specie (nota contro nota)


In questa lezione inizieremo ad affrontare il contrappunto a due voci (o a due parti). Questo contrappunto si compone di una voce obbligata che propone il canto dato (o cantus firmus) e di un'altra voce libera che si combina con essa. Come anticipato nella lezione introduttiva, per ogni aggiunta di voce si incomincia sempre con il contrappunto di prima specie, che prevede una corrispondenza nota contro nota della parte libera con il canto dato, il che significa che le due voci avranno gli stessi valori ritmici. Poiché, secondo la prassi accademica corrente, il cantus firmus è generalmente fornito in semibrevi, nella prima specie anche la parte in contrappunto dovrà avere gli stessi valori.

Il contrappunto di prima specie a due voci risponde sia alle regole generali sia a regole specifiche:
  • Per quanto riguarda la prima battuta, essa deve iniziare in consonanza perfetta; è generalmente preferibile che tale consonanza sia un'ottava o un unisono, ma taluni testi consentono anche di iniziare con la quinta giusta;
  • L'ultima battuta invece deve sempre concludersi in ottava o in unisono;
  • Sono vietate tutte le dissonanze; sono dunque consentiti solo gli intervalli armonici di terza maggiore o minore, quinta giusta, sesta maggiore o minore, ottava e gli intervalli composti da essi derivati;
  • Nel contrappunto di prima specie a due voci l'armonia tende a essere forzatamente povera e indeterminata: per questo motivo è necessario evitare il ritorno frequente di quinte e ottave giuste, poiché possono risultare vuote e incomplete; inoltre, l'unisono è consentito solo all'inizio o alla fine;
  • La maggior parte dei trattati vieta di fare più di tre terze o tre seste di seguito; alcuni ne consentono fino a quattro, ma nei nostri esempi applicheremo la regola più diffusa;
  • La stessa nota può essere ripetuta solo una volta, cioè può essere udita solo due volte di seguito;
  • Quando il canto dato è alla voce inferiore, la penultima battuta deve contenere rigorosamente una sesta maggiore, in modo da aprire all'ottava nell'ultima battuta; quando invece è alla voce superiore dev'essere in terza minore, in modo da chiudere verso l'ottava o l'unisono; in questo secondo caso, tuttavia, onde evitare che i finali siano tutti uguali, è consentito toccare il quinto grado con la voce inferiore, in modo da formare una quinta giusta con il canto dato superiore:

Sebbene oggi sia generalmente accettato che il contrappunto venga trascritto su doppio rigo di pianoforte, è preferibile rifarsi alla prassi accademica tradizionale, che prevede invece l'impiego delle cosiddette "chiavi antiche" o setticlavio (principalmente le chiavi di basso, tenore, contralto e soprano). L'uso del setticlavio permette all'allievo di prendere dimestichezza con queste chiavi, impiegate in tutta la musica antica e in qualche caso fino a tutto l'ottocento, nonché, ancora oggi, per la notazione di alcuni strumenti d'orchestra (es. la viola). Un altro vantaggio è quello di avere così ben presenti le estensioni tradizionalmente fissate per le quattro voci umane, in modo tale da non sforare i limiti.

Gli esercizi devono essere svolti in due versioni, una con il canto dato alla voce inferiore, l'altra alla voce superiore; nella scelta del registro vocale vige in generale totale libertà (es. soprano-basso; soprano-tenore), ma è consigliabile formare combinazioni di voci attigue (cioè basso-tenore; tenore-contralto contralto-soprano) in modo tale che fra le parti non si vengano a creare intervalli troppo grandi (di solito non oltre una decima). Si consiglia infine di ampliare lo spettro delle combinazioni con più di un contrappunto per ogni versione.

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