Nella Roma di fine Cinquecento, il cardinal Del Monte, consigliere del pontefice Clemente VIII Aldobrandini e del granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici, era una figura di notevole rilievo non soltanto a causa del suo ruolo, ma anche per il suo prestigio culturale. L'illustre prelato risiedeva a Palazzo Madama e proprio qui alloggiava anche Caravaggio, da poco arrivato nell'Urbe: la particolare protezione di questo autorevole cardinale, primo committente dell'artista, avrà un ruolo decisivo nella carriera del pittore e nella formazione di alcuni suoi specifici interessi culturali.
Raffinato intellettuale, studioso di scienze naturali, di alchimia, di teatro, Del Monte era un fine intenditore di musica: possedeva una ricca collezione di strumenti: sei viole, un arciliuto, chitarre, cembali; egli stesso poi si dilettava a suonare la "chitarriglia". Nel 1595, divenuto protettore dell'Accademia di San Luca, aprì la Villa de' Medici al Pincio, già frequentata da artisti e verosimilmente anche da giovani allievi dell'Accademia, e la trasformò in luogo di incontro e sede di ricevimenti intellettuali.
In questo ambiente, estremamente permeabile alla cultura nelle sue differenti declinazioni, la musica, la letteratura, il teatro e anche gli studi simbolici e alchemici, il consigliere e amministratore delle questioni riguardanti il cardinale era Emilio de' Cavalieri. A lungo attivo presso il Granduca di Toscana, Cavalieri aveva ricoperto dal 1588 l'incarico di maestro di musica nella basilica dell'Ara Coeli e, come assiduo frequentatore della fiorentina Camerata de' Bardi, fu compositore di oratori, lamentazioni e madrigali, nonché organista e docente di canto, coreografo e ballerino. La rappresentazione di Anima e Corpo, tenutasi nel 1600 a Roma nella chiesa della Vallicella, alla presenza dei cardinali Del Monte, Aldobrandini e Montalto, segna l'inizio di un nuovo genere musicale, che diverrà poi il melodramma. Con buona probabilità, fu grazie ai suggerimenti di Emilio de' Cavalieri che il cardinal Del Monte riuscì a creare la sua preziosa collezione d'arte. Dal 1594 posto a capo della Congregazione deputata sopra al "Negotio" della riforma del Canto fermo, Del Monte commissionò a Caravaggio alcuni dipinti di soggetto musicale, destinati al suo camerino di musica. La Musica di alcuni giovani conservato al Metropolitan Museum of Art di New York, è tra le prime opere di soggetto musicale realizzate da Caravaggio. L'ideazione è completamente nuova nel panorama romano del tempo. Infatti, secondo una consuetudine iconografica di matrice veneta, la composizione è incentrata sul rapporto tra amore e armonia, un'allegoria dell'armonia musicale, dunque, fondata sul modello elaborato da Cesare Ripa nel suo trattato sull'Iconografia del 1593.
Il serrato legame con l'ambiente musicale del tempo, si rafforza nel dipinto di Caravaggio, oltre che nella trascrizione in pittura degli spartiti musicali, anche attraverso la verosimile raffigurazione, nelle fattezze di uno dei cantori, del castrato spagnolo Pedro Montoya (anche il cantore risulta risiedere nel palazzo del cardinale, da lui stipendiato, tra il 1595 e il 1600).
Nel Suonatore di liuto, oggi all'Ermitage di San Pietroburgo, destinato alla «Stanza Grande de' quadri antichi» del marchese Vincenzo Giustiniani, altro esperto collezionista e prestigioso committente del pittore, Caravaggio mette in scena la pratica del madrigale o della frottola, con la presenza di un solo cantore che intona la parte melodica, generalmente quella più acuta, accompagnandosi con il liuto, cui fa riferimento il libro di musica in primo piano contraddistinto dalla scritta "Bassus". La valenza allegorica del dipinto si lega al rapido trascorrere del tempo armonico con allusione alla transitorietà della giovinezza e al suo fondersi con il tempo reale, in una dimensione fuggevole di Vanitas, in linea con le tematiche sull'armonia musicale espresse dalla pittura veneta. Nella variante del dipinto, oggi al Metropolitan Museum di New York, si coglie l'allusione all'armonia tra il canto del giovane musico, fondato su elementi matematici pitagorici, e l'accordo delle note spontanee e soavi del mansueto uccellino chiuso nella gabbietta, che si scorge sul piano di fondo. A quel tempo era infatti consuetudine alla moda porre "uccellerie" nei luoghi dove si suonava, per puro diletto musicale.
Il Suonatore di liuto è dunque un'allegoria musicale che sottolinea l'alternanza tra la musica della natura, ovvero quella del cardellino, e la musica artificialis prodotta dalla voce umana, ma al contempo fa riferimento alla nuova pratica musicale del "recitar cantando" secondo la formula ideata da Emilio de' Cavalieri che suggeriva la preminenza del testo letterario e con esso della voce, sulla musica strumentale.
Il Riposo nella fuga in Egitto, oggi nella Galleria Doria Pamphilij di Roma, è una delle creazioni più liriche del maestro lombardo, pervasa addirittura da un lieve tratto sentimentale di indiscussa poesia. Il dipinto segna il passaggio dai soggetti giovanili a figura unica alle storie sacre, divenute in seguito produzione abituale del pittore. La musica accompagna qui il momento sacrale, in cui lo Sposo e la Sposa, ossia Cristo e la sua Chiesa, dialogano nel Cantico dei Cantici. Il liuto è escluso in questo caso dalla composizione, in quanto strumento prevalentemente "profano" e inadatto ad accompagnare l'esecuzione del magnifico angelo di Dio posto di spalle.
Il tema celato di queste invenzioni è la "concordia", intesa dia in senso strettamente musicale, sia come punto d'equilibrio tra l'espressione dionisiaca e la armonia apollinea, sia come pace dei sensi, atta a precedere il profondo stato meditativo; il "sonno" di Maria che abbraccia e protegge Cristo, è paragonabile a un languido sfinimento d'amore. La musica leggibile nello spartito sorretto da san Giuseppe è un madrigale Quam pulchra es del fiammingo Noël Bauldewijn, la melodia accompagna il testo del Cantico dei Cantici. Dai quadri musicali di Caravaggio trarranno modello e ispirazione numerosi seguaci del maestro nel corso dei primi decenni del Seicento, mentre alla fine degli anni Trenta del Seicento la moda merisiana di ritrarre spartiti nei quadri cadrà in oblio e l'effimero mondo rappresentato dal grande artista lombardo verrà superato infine da nuovi modelli pittorici.
(Articolo tratto da Caravaggio - Luci e ombre di un genio, testi di Stefania Macioce, Edizioni White Star)
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