Anche il contrappunto di seconda specie, oltre alle regole generali, risponde a regole specifiche:
- I maggiori trattati di contrappunto prevedono che, nella prima battuta, la voce in minime incominci con una pausa, in modo tale che la sua entrata risulti sfalsata da quella del cantus firmus, dando un senso di maggiore indipendenza alle voci.
- La prima battuta deve contenere un'ottava o un unisono, ma alcuni trattati ammettono anche la quinta; l'ultima battuta, invece, deve contenere un'ottava o un unisono; inoltre, l'ultima battuta è l'unica ad avere la semibreve anche nella parte in contrappunto.
- Vi sono delle figurazioni prestabilite per la penultima battuta.
- Come si è visto, quando il cantus firmus è al basso, è prevista una sola combinazione per la penultima battuta; la sua obbligatorietà è tale da non creare nemmeno la falsa relazione di tritono nel modo minore segnalata nelle regole generali.
- Per ovviare alla monotonia di creare contrappunti con finali tutte uguali, alcuni trattati consentono, in via del tutto eccezionale, di utilizzare la semibreve nella penultima battuta, seguendo le regole del contrappunto di prima specie; in alternativa, è possibile utilizzare la sincope, scelta anzi preferibile perché permette di preservare la contrapposizione due contro uno caratteristica di questo contrappunto.
- Il tempo forte della battuta deve sempre essere in consonanza (3^, 5^ giusta, 6^, 8^); il tempo debole può essere in consonanza o in dissonanza, ma quest'ultima solo di passaggio; l'unisono è consentito solo sul tempo debole.
- Due quinte e due ottave parallele fra note reali devono essere separate fra di loro da due minime.
- Due quinte parallele possono essere separate da una sola minima nei seguenti casi: se la seconda è nota di passaggio posta su tempo debole; se tutte e due sono note di passaggio; se una delle due è diminuita; per moto contrario sul tempo debole.
_Es.1:
_Es. 2:
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