- Fulgoni M., Sorrento A., Manuale di teoria musicale, Vol. I, Edizioni Musicali "la Nota"
- Nerina Poltronieri, Lezioni di teoria musicale, edizioni S.E.D.A.M.
- Walter Piston, Armonia, EDT
martedì 31 marzo 2020
Intervalli, scale, accordi - Le scale modali
La pillola di oggi parla di scale modali.
TESTI DI RIFERIMENTO:
I modi gregoriani
I modi sono alla base della monodia ecclesiastica medioevale (canto gregoriano) alla quale forniscono il supporto sia nel libero melodizzare, sian nelle stereotipe forme di intonazione (salmi). Ai quattro modi
(Fonte: Fulgoni M., Sorrento A., Manuale di teoria musicale, Vol. I, pagg. 9-10, Edizioni Muaicali "la Nota")
Dorico - Frigio - Lidio - Misolidio
importati non senza travisamenti dall'antica teoria greca, si aggiungono in epoca rinascimentale i modi
Eolio - Jonio.
Dai sei modi autentici discendono altrettanti "ipomodi" (ipo = sotto), detti plagali
Ipodorico - Ipofrigio - Ipolidio - Ipomisolidio - Ipoeloio - Ipojonio.
Nei modi autentici l'ambitus si estende a partire dalla finalis (nota base del modo) mentre nei modi plagali comincia una quarta sotto e la finalis si trova all'interno dell'ambitus. Il modo autentico e il plagale da esso derivato hanno in comune la finalis. Il tenor o repercussio (nota dominante o corda di recita) si trova normalmente a distanza di quinta dalla finalis nei modi autentici; nei modi plagali una terza sotto rispetto al tenor del corrispondente modo autentico. La nota SI è evitata per il suo carattere di instabilità e di ambiguità: la regola conosce quindi eccezioni nei modi frigio (con tenor DO e conseguente tenor LA nell'ipofrigio) e ipomisolidio (con tenor DO). I modi sono designati anche attraverso numerali ordinali (primo modo, secondo modo, ecc.): i numeri dispari identificano i modi autentici, i pari i modi plagali o ipomodi. La situazione è complicata dal fatto che spesso nell'uso il termine "modo" è sostituito da "tono" (per es. secondo tono), creando così ambiguità non tanto rispetto al senso assunto da quest'ultimo termine con l'avvento della tonalità, quanto rispetto alla connotazione di "tono" come formula di intonazione (otto erano i toni di salmo). Fino alla metà del XVII secolo i modi improntano anche la musica polifonica e strumentale. Con l'affermarsi della sensibilità tonale, focalizzata sui due soli modi (Maggiore - Jonio; Minore - Eolio), con l'evolversi delle "clausole" (formule conclusive) in cadenze dotate di note adeguatamente alterate in base alla funzione (sensibile, sopradominante, ecc.), l'armonia modale cede gradualmente il posto all'armonia tonale che impronterà circa duecentocinquant'anni di storia musicale.
(Fonte: Fulgoni M., Sorrento A., Manuale di teoria musicale, Vol. I, pagg. 9-10, Edizioni Muaicali "la Nota")
SCALE MODALI ECCLESIASTICHE
In questo video vengono presentate anche sonoramente tutte le scale modali:
mercoledì 25 marzo 2020
Intervalli, scale, accordi - Le scale minori
Proseguiamo con le nostre pillole di teoria musicale parlando questa volta di scale minori.
TESTI DI RIFERIMENTO:
- Fulgoni M., Sorrento A., Manuale di teoria musicale, Vol. I, Edizioni Musicali "la Nota"
- Nerina Poltronieri, Lezioni di teoria musicale, edizioni S.E.D.A.M.
- Walter Piston, Armonia, EDT
Recensioni discografiche: "L'Ange de Nisida" di Gaetano Donizetti
Opera Rara è lieta di presentare la prima registrazione assoluta di un capolavoro perduto di Gaetano Donizetti, L'Ange de Nisida. Composta nel 1839 per il Théâtre de la Renaissance di Parigi, l'opera non venne mai rappresentata a causa del fallimento della compagnia teatrale. Sarebbe dovuta essere l'opera di esordio del maestro bergamasco sulla scena parigina. A seguito della bancarotta del teatro, Donizetti abbandonò il progetto, sebbene l'opera fosse praticamente completa, per poi riciclarne gran parte della musica, specialmente in La Favorite.
Per lungo tempo L'Ange de Nisida restò in uno stato troppo frammentario per poter essere ricostruito. Nel 2009 tuttavia le cose cambiarono, grazie all'ampia ricerca attuata negli archivi parigini dalla musicologa italiana Candida Mantica; e dopo più di dieci anni, il restauro della partitura è stato portato a termine.
L'opera è ambientata nel Golfo di Napoli, durante il regno di Ferdinando I (Fernand nell'opera). Il nobile Leone, dopo aver ferito gravemente in duello un altro nobile napoletano che l'aveva insultato, trova riparo sull'isola di Nisida, dove risiede Sylvia de Linares, amante del Re. Leone se ne innamora senza conoscere la sua reale identità. Proprio per questo, Sylvia non può ricambiare l'amore di Leone e cerca di scacciarlo in quanto il Re in persona sta per arrivare. Giunto sull'isola, questi riconosce Leone e lo fa arrestare. Mentre Sylvia chiede la grazia per Leone, un monaco inviato dal Vaticano giunge a minacciare di scomunica Fernand se questi non lascerà l'amante. Don Gaspar, ciambellano del Re, consiglia dunque di combinare per Sylvia un matrimonio di facciata con un nobile napoletano. L'opportunità arriva quando Leone stesso si fa avanti per chiedere la sua mano. Sylvia è sdegnata, poiché crede che egli agisca per mero interesse personale e non per amore nei suoi confronti, mentre Gaspard esulta per la facilità con cui è stato trovato uno sposo e Fernand si rode dalla gelosia. Durante il corteo nuziale tuttavia, il monaco che aveva portato la notizia della scomunica rivela a Leone la vera identità della futura sposa. Sentendosi tradito, il nobile rinnega il matrimonio e gli onori che ne sarebbero derivati e decide prendere i voti. Nel monastero, dove tuttavia non riesce a comunque a dimenticare Sylvia, viene raggiunto dalla donna stessa, travestita con abiti virili. Sentendosi prossima alla morte, è fuggita dalla corte per raggiungere Leone e implorarne il perdono. Non potendo fare altro che vederla spirare fra le sue braccia, Leone implora gli altri frati di far scavare una doppia fossa, una per Sylvia ed una per lui l'indomani stesso, onde venir calato insieme all'amata.
L'Ange de Nisida è un dramma affascinante e appassionato, pieno di passaggi vocali emozionanti, composto da Donizetti nella sua piena maturità artistica. Questa registrazione è tratta da due acclamate esecuzioni in forma di concerto alla Royal Opera House di Londra, avvenute nel 2018, sotto la direzione di Sir Mark Elder e con una compagnia di canto che comprende fra gli altri Joyce El-Khoury (già comparsa per Opera Rara in Les Martyrs e Belisario sempre di Donizetti) nel ruolo di Sylvia, David Junghoon Kim in quello di Leone e Vito Priante come Fernand. Secondo Roger Parker, consulente musicale di Opera Rara, "L'Ange de Nisida ci farà ripensare al tardo stile donizettiano secondo una nuova e differente prospettiva". Riscriveremo completamente ciò che pensiamo di lui come compositore, in particolare a proposito della versatilità della sua ispirazione musicale."
L'Ange de Nisida è stato insignito del prestigioso premio OPER! Awards come migliore registrazione di un'opera completa dell'anno 2019, secondo la seguente motivazione: "Il recupero musicale non è più tanto inconsueto, ma perfino il periodo barocco ora ci concede raramente pezzi di un certo valore o scoperte innovative. Ciò rende il risultato dell'etichetta Opera Rara tanto più degno di nota: L'Ange de Nisida è un capolavoro di Gaetano Donizetti riportato di nuovo alla luce e fatto risuonare in questa entusiasmante registrazione dal vivo".
domenica 22 marzo 2020
Intervalli, scale, accordi - La scala diatonica maggiore
E continuiamo la nostra somministrazione di pillole musicali parlando oggi di scale maggiori.
TESTI DI RIFERIMENTO:
- Fulgoni M., Sorrento A., Manuale di teoria musicale, Vol. I, Edizioni Musicali "la Nota"
- Nerina Poltronieri, Lezioni di teoria musicale, edizioni S.E.D.A.M.
- Walter Piston, Armonia, EDT
sabato 21 marzo 2020
Intervalli, scale, accordi - Tono e Semitono
Iniziamo con questa minilezione a dispensare un po' di teoria musicale in pillole. In questo primo video impariamo cosa sono il tono e il semitono.
TESTI DI RIFERIMENTO:
- Fulgoni M., Sorrento A., Manuale di teoria musicale, Vol. I, Edizioni Musicali "la Nota"
- Nerina Poltronieri, Lezioni di teoria musicale, edizioni S.E.D.A.M.
martedì 17 marzo 2020
Le scale musicali al pianoforte: scale di FA e di SI maggiore (un'ottava)
A differenza delle scale fino a quattro diesis, le scale con bemolli hanno diteggiature loro proprie. Questo è vero soprattutto per quelle scale che iniziano già con una nota alterata (es. SI BEMOLLE, MI BEMOLLE etc.): poiché la nota di partenza infatti è un tasto nero, inevitabilmente su di esse non potrà cadere il pollice (come già anticipato nelle Considerazioni Preliminari).
Per quanto riguarda la scala di FA maggiore (con un bemolle in chiave), la nota di partenza non è alterata, pertanto si partirà regolarmente con il pollice; tuttavia, se la mano destra facesse come di consueto 12312345, il primo dito finirebbe, dopo il cambio, su un tasto nero, il si bemolle. Per ovviare a questo inconveniente la diteggiatura è dunque così modificata: 12341234 a salire, 43214321 a scendere. La mano sinistra invece resta invariata: 54321321 a salire e 12312345 a scendere.
In questa lezione, tuttavia, tratteremo anche della scala di SI maggiore. Questo perché, pur trattandosi di una scala con diesis in chiave (nello specifico cinque), presenta una disposizione delle dita molto simile a quella di FA maggiore. La diteggiatura modificata questa volta si presenta nella mano sinistra (al contrario dunque di FA maggiore che era nella destra), poiché se mantenuta regolarmente la sequenza 54321321, il pollice finirebbe per cadere sul fa diesis. Ecco allora che si avrà 43214321 a salire 12341234 a scendere. La mano destra invece resta invariata: 12312345 a salire 54321321 a scendere.
P.S. Anticipiamo qui un concetto che verrà ripreso in altra sede. La tonalità di SI MAGGIORE ha un'equivalente omofona (o enarmonica) in quella di DO BEMOLLE MAGGIORE. Acusticamente le due tonalità sono identiche ma differiscono nella notazione musicale, in quanto SI MAGGIORE presenta cinque diesis in chiave, mentre DO BEMOLLE MAGGIORE ha sette bemolle in chiave.
P.S. Anticipiamo qui un concetto che verrà ripreso in altra sede. La tonalità di SI MAGGIORE ha un'equivalente omofona (o enarmonica) in quella di DO BEMOLLE MAGGIORE. Acusticamente le due tonalità sono identiche ma differiscono nella notazione musicale, in quanto SI MAGGIORE presenta cinque diesis in chiave, mentre DO BEMOLLE MAGGIORE ha sette bemolle in chiave.
TESTI CONSIGLIATI:
- Vincenzo Mannino, Le scale, Edizioni Curci.
- Tommaso Alati, Le scale per pianoforte, Carisch.
- Luigi Finizio, Le scale, Ricordi.
- Pietro Montani, Tutte le scale, Ricordi
lunedì 9 marzo 2020
Recensione DVD/Blu-ray: Madama Butterfly di Giacomo Puccini (versione originale del 1904)
Madama Butterfly è considerata oggi uno dei capolavori indiscussi di Giacomo Puccini, nonché dell'intero repertorio operistico. Ma forse molti non sanno che la sua prima messinscena, avvenuta il 17 febbraio del 1904 al Teatro alla Scala di Milano, fu anche uno dei fiaschi più clamorosi della storia dell'opera. I motivi di questo fallimento non sono ancora oggi ben noti: si trattò probabilmente di un boicottaggio organizzato ai danni del maestro lucchese e dell'editore Ricordi. A seguito di ciò, comunque, Puccini e Ricordi ritirarono la partitura e restituirono tutti i diritti già pagati. Puccini si rimise dunque subito al lavoro per revisionare interamente l'opera, spesso inserendo modifiche anche consistenti fra le pagine originali dell'autografo, oppure riscrivendo integralmente interi passaggi sul manoscritto. La seconda versione di Madama Butterfly andò in scena il 28 maggio dello stesso anno al Teatro Grande di Brescia, riscuotendo un enorme successo.
A differenza di altre opere di Puccini, su cui l'autore ritornò volutamente più volte, il rimaneggiamento di Madama Butterfly fu certamente dettato non tanto dall'eccessivo perfezionismo per cui Puccini è famoso, quanto più forse da esigenze esterne. La storia della piccola geisha Cio-Cio-san risulta infatti molto diversa nelle due versioni: se in quella riveduta assume i connotati tardo romantici di un tragico amore tradito, nella prima versione essa presenta tratti di dissacrante e crudo realismo, dove vengono messi a nudo aspetti negativi sia della società giapponese che di quella occidentale del tempo. Fu probabilmente proprio questo, così come accadde per esempio per La Traviata di Giuseppe Verdi, a decretare l'ostilità del pubblico milanese, che si sentì forse tirato in causa. La ripulitura che fece Puccini di tutte le scene "scomode" e il rimpasto sonoro di certi passaggi furono tali da trasformare la revisione di Madama Butterfly in una vera e propria "altra opera", rispetto alla versione originale.
A seguito di un importante lavoro di restauro compiuto da Casa Ricordi e grazie all'interesse filologico dimostrato da Riccardo Chailly, dal 2015 direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano, oggi è possibile fruire di nuovo della prima versione di Madama Butterfly. "Tutti pensano di conoscere quest'opera", ha scritto Chailly, ma questa nuova edizione della versione originale "offre continue scoperte". Traendo ispirazione dal teatro giapponese kabuki, questa nuova, magica produzione, firmata da Alvis Hermanis, presenta un cast internazionale, che ricomprende, fra i vari nomi, Maria José Siri nel ruolo di Cio-Cio-san, Bryan Hymel in quello di Pinkerton e Carlos Álvarez come Sharpless. Come scrive il Financial Times: "Si è trattato di una messinscena ricca di dettagli, con un'impressionante profondità sonora e agilità nei passaggi lirici, che in nessun punto è stato più entusiasmante come nella scintillante rievocazione dell'alba a Nagasaki. Il secondo atto ininterrotto, in seguito separato in due parti da Puccini, corre inesorabilmente verso la rovina di Cho-Cho-san".
Andata in scena il 7 dicembre 2016, in apertura della stagione scaligera 2016-2017, questa Madama Butterfly, rappresenta un riscatto sia per Puccini, sia per il Teatro alla Scala, che in questo modo rende finalmente giustizia alla versione originaria di questo capolavoro immortale, proprio là dove, 112 anni prima, era stato ingiustamente fischiato. E grazie a Decca, la storica casa discografica inglese con cui Riccardo Chailly detiene ormai un pluridecennale sodalizio, è ora disponibile in DVD e Blu-ray per l'home video.
Buona visione!
A differenza di altre opere di Puccini, su cui l'autore ritornò volutamente più volte, il rimaneggiamento di Madama Butterfly fu certamente dettato non tanto dall'eccessivo perfezionismo per cui Puccini è famoso, quanto più forse da esigenze esterne. La storia della piccola geisha Cio-Cio-san risulta infatti molto diversa nelle due versioni: se in quella riveduta assume i connotati tardo romantici di un tragico amore tradito, nella prima versione essa presenta tratti di dissacrante e crudo realismo, dove vengono messi a nudo aspetti negativi sia della società giapponese che di quella occidentale del tempo. Fu probabilmente proprio questo, così come accadde per esempio per La Traviata di Giuseppe Verdi, a decretare l'ostilità del pubblico milanese, che si sentì forse tirato in causa. La ripulitura che fece Puccini di tutte le scene "scomode" e il rimpasto sonoro di certi passaggi furono tali da trasformare la revisione di Madama Butterfly in una vera e propria "altra opera", rispetto alla versione originale.
A seguito di un importante lavoro di restauro compiuto da Casa Ricordi e grazie all'interesse filologico dimostrato da Riccardo Chailly, dal 2015 direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano, oggi è possibile fruire di nuovo della prima versione di Madama Butterfly. "Tutti pensano di conoscere quest'opera", ha scritto Chailly, ma questa nuova edizione della versione originale "offre continue scoperte". Traendo ispirazione dal teatro giapponese kabuki, questa nuova, magica produzione, firmata da Alvis Hermanis, presenta un cast internazionale, che ricomprende, fra i vari nomi, Maria José Siri nel ruolo di Cio-Cio-san, Bryan Hymel in quello di Pinkerton e Carlos Álvarez come Sharpless. Come scrive il Financial Times: "Si è trattato di una messinscena ricca di dettagli, con un'impressionante profondità sonora e agilità nei passaggi lirici, che in nessun punto è stato più entusiasmante come nella scintillante rievocazione dell'alba a Nagasaki. Il secondo atto ininterrotto, in seguito separato in due parti da Puccini, corre inesorabilmente verso la rovina di Cho-Cho-san".
Andata in scena il 7 dicembre 2016, in apertura della stagione scaligera 2016-2017, questa Madama Butterfly, rappresenta un riscatto sia per Puccini, sia per il Teatro alla Scala, che in questo modo rende finalmente giustizia alla versione originaria di questo capolavoro immortale, proprio là dove, 112 anni prima, era stato ingiustamente fischiato. E grazie a Decca, la storica casa discografica inglese con cui Riccardo Chailly detiene ormai un pluridecennale sodalizio, è ora disponibile in DVD e Blu-ray per l'home video.
Buona visione!
sabato 7 marzo 2020
Recensioni discografiche: Quartetti per pianoforte ed archi di Wolfgang Amadeus Mozart
Il miracoloso linguaggio musicale di Mozart, espressione di una creatività e d'una spontaneità inimmaginabili, si manifestò in maniera differente attraverso tutti i generi, dai brani solistici al melodramma (si racconta che il filosofo danese Søren Kierkegaard usasse sollevare il cappello ogni volta che il nome di Mozart compariva in un discorso). Tuttavia, siamo in grado di ritrovare in questo miracoloso universo pagine ancora più eccezionali che ci meravigliano e rapiscono ogni volta che le ascoltiamo. Non sorprende dunque che fra le opere rappresentative del compositore non rientrino solamente quelle destinate alla sala da concerto, alla chiesa o al teatro, ma anche partiture da camera. In effetti, durante la seconda metà del XVIII secolo (in cui si inserisce il cosiddetto Classicismo Viennese), la musica cameristica era considerata la forma più alta dell'arte musicale. Per mezzo di essa, il compositore poteva fornire eclatante dimostrazione della sua abilita nel maneggiare una scrittura che dona libertà di movimento alle differenti voci, mettendole sullo stesso piano, senza tuttavia sfociare nel contrappunto rigoroso come durante la musica barocca.
I quartetti e i quintetti per archi di Mozart, il suo unico trio per archi in mi bemolle maggiore KV 563 e i suoi quartetti con il pianoforte KV 478 e 493 sono esempi magnifici di questo tipo di scrittura. Nei quartetti KV 478 e 493, l'equilibrio strumentale è tuttavia leggermente differente. All'omogeneità sonora degli archi risponde il pianoforte, uno strumento principalmente autonomo, che può anche non avere bisogno di compagni. Ma è precisamente da questa opposizione che queste due partiture (scritte praticamente uno di seguito all'altro tra la fine del 1785 e l'inizio del 1786) traggono il loro fascino. L'universo degli archi e quello del pianoforte si incontrano in modo sempre diverso, gareggiando come in un concerto oppure completandosi, unendo le loro forze in una singola entità o mettendo in risalto certi strumenti, eccetto il pianoforte, il quale si ritaglia spesso una parte da solista. Del resto, i musicologi si domandano se non sia il caso di vedere in queste partiture dei concerti per pianoforte travestiti da quartetti piuttosto che delle autentiche composizioni cameristiche. Il fatto è che non solamente la scrittura del piano ma anche l'interazione con gli altri strumenti ricordano il genere concertante. Queste somiglianze divengono evidenti allorquando si comparano questi due quartetti alle versioni per quintetto con pianoforte che Mozart stesso ha fatto di sei dei suoi concerti. Ci sono tuttavia altri aspetti che compaiono con un'intensità e un'intimità sconosciute nei concerti. Si pensi per esempio al patetismo del primo movimento del KV 478, in sol minore, tonalità raramente impiegata da Mozart, o alla commovente tenerezza melanconica del Larghetto del KV 493 (la sua tonalità non meno inconsueta di la bemolle maggiore era considerata nel XVIII secolo, secondo l'estetica di Schubart, come la "tonalità della tomba del giudizio, dell'eternità"). I due finali in rondò mostrano con quale genio Mozart poteva ricavare dalla stessa forma due pezzi completamente differenti, dotati ciascuno di perfetta naturalezza e della più grande coerenza.
Ogni pianista e suonatore di strumento ad arco accarezza l'opportunità di eseguire i celestiali quartetti per pianoforte di Mozart; e la gioia e il desiderio di mettersi in gioco con questa musica sono palpabili in questa registrazione dal vivo immortalata dalla Deutsche Grammophon. Daniel Barenboim ha già acquisito una pluridecennale familiarità con la musica di Mozart sia come pianista che come direttore, e qui si presenta in entrambe le vesti con una formazione quartettistica che include suo figlio, il violinista Michael Barenboim, la viola solista della Staatskapelle di Berlino Yulia Deyneka e il violoncellista Kian Soltani, il cui album di debutto Home è stato inciso dalla storica casa discografica tedesca nel 2018.
venerdì 6 marzo 2020
Recensioni discografiche: "Le Willis" di Giacomo Puccini
Composta nel 1883 per il concorso operistico bandito dall'editore Sonzogno e rappresentata per la prima volta al Teatro dal Verme di Milano il 31 maggio 1884, Le Willis costituisce la prima opera lirica in assoluto di Giacomo Puccini.
Concepita in origine come un'opera-ballo in un solo atto (così come richiesto dal bando di concorso), ha come soggetto la leggenda delle Villi, spiriti femminili che incarnano la vendetta di tutte quelle donne cadute vittime di un tradimento d'amore, divenuta celebre grazie al balletto Giselle, di Alphonse Adam e Théophile Gautier, da cui Alphonse Karr trasse il racconto Les Willis, fonte primaria del libretto, scritto dal letterato lombardo Ferdinando Fontana, esponente della cosiddetta Seconda Scapigliatura.
La trama si svolge nella Foresta Nera. La prima parte riguarda il fidanzamento fra Anna (il soprano), figlia di Guglielmo (il baritono), e Roberto (il tenore). Il duetto d'amore che occupa gran parte di questo primo tempo è tuttavia funestato dai presentimenti della protagonista femminile, che non vede di buon occhio l'imminente partenza dell'amato. Segue un primo intermezzo sinfonico, che dà espressione ai sentimenti di Anna, la quale, non vedendo più tornare Roberto, finisce per morire di crepacuore. Nella seconda pagina orchestrale viene evocata la tregenda delle Villi, magiche creature che fanno danzare senza sosta gli amanti infedeli, fino a provocarne la morte. Inizia quindi la seconda parte dell'opera, con Guglielmo che, non trovando pace per la morte della figlia, invoca l'intervento degli spiriti vendicatori. Roberto fa dunque ritorno al villaggio. Era effettivamente stato sedotto da una "sirena", che gli aveva fatto dimenticare la fidanzata lontana. Roso dal rimorso, egli è tornato per cercare il perdono di Anna, ignorandone però la triste sorte. E' in questo momento che le Villi fanno la loro comparsa, guidate dallo spirito della defunta fanciulla, la quale coinvolge il traditore nella danza fatale. Quando, all'alba, Guglielmo apre la porta di casa, non può che contemplare con soddisfazione la vendetta finalmente consumata.
La breve opera riscosse un considerevole successo, tanto da attirare l'attenzione dell'editore Ricordi, il quale propose a Puccini di scrivere una nova opera (nascerà poi Edgar). Sempre su impulso del nuovo editore, il maestro lucchese ritornò più volte su Le Willis (rinominate Le Villi), dividendo l'opera in due atti ed aggiungendo due arie per i protagonisti principali, oltre che riscrivendo il finale.
Pur essendo un'opera di esordio, nelle Willis è possibile non solo riconoscere in nuce tutte le caratteristiche del più autentico stile pucciniano, ma anche tutti gli influssi che lo hanno ispirato, dalle nuove avanguardie di derivazione francese alla lettura dei capolavori wagneriani. La stessa orchestrazione e lo stesso ordito sinfonico non sono infatti comuni allo stile italiano prevalente dell'epoca.
Caduta nel dimenticatoio a seguito delle revisioni successive, per venire definitivamente soppiantata quella in due atti, la versione originale è stata di recente sottoposta ad un lavoro di ricostruzione filologica. Ed ora, grazie alla prestigiosa e pluripremiata casa discografica inglese Opera Rara, abbiamo di nuovo la possibilità di ascoltare la prima opera di Puccini così come non si è più sentita per più di 120 anni. Basandosi sulla nuova edizione critica edita da Ricordi, Sir Mark Elder dirige un cast d'eccezione, che ripropone al pubblico di Opera Rara per la seconda volta il soprano albanese Ermonela Jaho (comparsa già in Zazà, di Ruggiero Leoncavallo) e presenta per la prima volta l'emozionante tenore armeno Arsen Soghomonyan. In appendice, sono state aggiunte l'aria di Anna "Se come voi piccina io fossi, o vaghi fior" e quella di Roberto "Torna ai felici dì", aggiunti alla seconda versione in due atti delle Villi, mostrandoci le superbe doti compositive del giovane e talentuoso compositore lucchese nella sua prima esperienza operistica.
Buon ascolto!
domenica 1 marzo 2020
Le scale musicali al pianoforte: scale da uno a quattro diesis (un'ottava)
Le scale con uno (SOL maggiore), due (RE maggiore), tre (LA maggiore) e quattro diesis (MI maggiore) seguono la medesima diteggiatura della scala di DO maggiore: per la mano destra 12312345 a salire e 54321321 a scendere; per la mano sinistra 54321321 a salire e 12312345 a scendere. Unica difficoltà riscontrabile nella loro esecuzione è dunque semplicemente quella di identificare le dita che vanno sui tasti neri corrispondenti alle alterazioni. Nello specifico:
- La scala di SOL maggiore presenta il fa diesis, che si trova sotto il quarto dito della mano destra e sotto il secondo dito della mano sinistra:
- La scala di RE maggiore presenta il fa e il do diesis, che si trovano rispettivamente sotto il terzo e il quarto dito della mano destra e sotto il terzo e il secondo dito della mano sinistra:
- La scala di LA maggiore presenta il fa, il do e il sol diesis, che si trovano rispettivamente sotto il terzo, di nuovo il terzo e il quarto dito della mano destra e sotto il terzo, di nuovo il terzo e il secondo dito della mano sinistra:
- La scala di MI maggiore presenta il fa, il do, il sol e il re diesis, che si trovano rispettivamente sotto il secondo, il terzo, di nuovo il terzo e il quarto dito della mano sinistra e sotto il quarto, il terzo, di nuovo il terzo e il secondo dito della mano sinistra:
TESTI CONSIGLIATI:
- Vincenzo Mannino, Le scale, Edizioni Curci.
- Tommaso Alati, Le scale per pianoforte, Carisch.
- Luigi Finizio, Le scale, Ricordi.
- Pietro Montani, Tutte le scale, Ricordi
Iscriviti a:
Post (Atom)