Ma da dove viene questo modo di dire? Come molte espressioni idiomatiche della nostra lingua, anche questa trova origine nell'opera lirica. Nello specifico, L'Amico Fritz è il titolo di una commedia musicale scritta da Nicola Daspuro e musicata da Pietro Mascagni, a sua volta tratta dall'omonimo romanzo, poi divenuto dramma, della coppia Erckmann-Chatrian. Lo scapolo Fritz Kobus, ricco e generoso possidente ma restio a contrarre matrimonio, scommette con l'amico David che quest'ultimo non riuscirà mai a convincerlo a sposarsi. Ma quando conosce Suzel, figlia del suo fattore, presto finisce per innamorarsiene. Per non venir meno alla sua fama di scapolo d'oro, Fritz tiene inizialmente celati i suoi sentimenti. Quando però viene a sapere che Suzel è promessa sposa ad un uomo che non ama, non può più tratenersi e confessa il suo amore e l'intenzione di volerla prendere lui per moglie. David ha dunque vinto la scommessa, ma ne cede il ricavato a Suzel come dono di nozze.
martedì 28 dicembre 2021
Origine dei modi di dire: L'AMICO FRITZ
Una delle espressioni più diffuse nella nostra lingua, da nord a sud del paese, è "l'amico Fritz". Quante volte abbiamo fatto riferimento a qualcuno definendolo "l'amico Fritz"? Si tratta di un modo di dire che si usa per parlare di qualcuno a noi noto senza però chiamarlo per nome, in un certo modo al contrario di "pincopallino", che invece è utilizzato per parlare di un individuo qualunque. Oggi viene utilizzato in tutte le situazioni, con tono abbastanza neutro, come appellativo scherzoso senza un particolare significato, ma in origine designava un personaggio con particolari caratteristiche, eccentrico, estroso o comunque speciale, oppure, ironicamente, un personaggio che vanta quelle stesse caratteristiche senza però averle.
giovedì 23 dicembre 2021
Edizioni musicali: Le nove sinfonie di Beethoven in tre volumi (Dover Publications)
Accostarsi allo studio di questi indiscussi capolavori è di fondamentale importanza per prendere dimestichezza non solo con la forma della sinfonia, ma anche con l'arte dell'orchestrazione, in cui il compositore tedesco era un maestro indiscusso. Grazie a questa edizione proposta dall'americana Dover Publications, tutte le nove sinfonie di Beethoven sono ora disponibili in tre volumi di grande formato e di agevole consultazione, dotati di ampi margini liberi dove poter prendere nota mentre di segue o si studia la musica. Si tratta di una fedele riproduzione dell'autorevole edizione curata nell'800 dal pianista, compositore ed editore Henry Litolff, che si distingue per l'uso di caratteri nitidi e di facile lettura.
Il piano dell'opera è così strutturato: il primo volume comprende le sinfonie nn. 1, 2, 3 e 4, il secondo la 5, la 6 e la 7 e il terzo la 8 e la 9. All'inizio di ogni volume, per ogni sinfonia viene fornita la strumentazione e, nel terzo, anche una traduzione in inglese del celebre "Inno alla gioia".
Grazie alle copertine di alto pregio grafico realizzate da Paul E. Kennedy, queste partiture, oltre a essere utili, sono anche gradevoli da vedere e doneranno certamente un tocco di colore in più alla vostra libreria musicale.
Buono studio!
Recensioni discografiche: Tutti i concerti di Beethoven (Deutsche Grammophon)
Ludwig van Beethoven ha dedicato alla forma del concerto ben sette capolavori di indiscussa grandezza: cinque concerti per pianoforte, uno per violino e un triplo concerto per violino, violoncello e pianoforte. Fra le sue composizioni compaiono tuttavia anche opere minori, movimenti singoli, frammenti e arrangiamenti non sempre conosciuti dal grande pubblico. Su tutti, però, aleggia la maestria di Beethoven nel trattare l'orchestra e nel farla dialogare con gli strumenti concertanti in una maniera, del tutto inedita per l'epoca, destinata a fare grande scuola per l'intero periodo romantico e oltre.
Nei cinque concerti per pianoforte, il compositore ha dato sfoggio della sua spiccata capacità di scrivere musica di getto, con grande spontaneità e naturalezza, come un oratore talentuoso che imbastisce un discorso sul momento. Come Mozart prima di lui, Beethoven fu un grande improvvisatore e si servì del genere concertistico per dare dimostrazione delle sue elevate capacità virtuosistiche e drammatiche. I suoi concerti per pianoforte rivelano pertanto il suo spirito musicale sempre in movimento e denotano un'immagine potentissima del Beethoven pianista.
Con il Triplo concerto per violino, violoncello e pianoforte in do maggiore Op. 56, composto nel 1804 e coevo alla Terza Sinfonia, Beethoven ha fatto mostra di una brillante retorica musicale, anche se spesso piuttosto convenzionale. Ma è con il Cocnerto per violino in re maggiore Op. 61, risalente al 1806, che Beethoven raggiunge vette indiscusse di intimità e delicatezza espressiva. Il semplice ed elementare motivo di quattro colpi di timpano con cui inizia il primo movimento viene trattato da Beethoven in maniera impressionante e poche altre sue opere producono un effetto tanto grande con una tale economia dei mezzi musicali.
In questa raccolta della serie Collectors Edition, che ripropone pietre miliari del catalogo Decca e Deutsche Grammophon, sono ricompresi anche le altre composizioni e gli arrangiamenti scritti da Beethoven per questa forma compositiva: il Concerto per pianoforte in mi bemolle maggiore WoO 4, di cui è sopravvisuta in originale solo la parte per pianoforte; la romanza in mi minore per pianoforte, flauto fagotto e orchestra, frammento completato dal musicista Willy Hesse, il primo movimento di un concerto per violino in do maggiore catalogato WoO 5; le due romanze per violino e orchestra Op. 40 e 50; la trascrizione per pianoforte e orchestra del concerto per violino Op. 61.
Nei 5 CD che compongono questo cofanetto trovere tutta la musica scritta da Beethoven per la forma concerto eseguita da grandi artisti del calibro di Maurizio Pollini, Daniel Barenboim, Anne-Sophie Mutter, Yo-Yo Ma ed altri grandissimi nomi.
Buon ascolto!
martedì 7 dicembre 2021
Recensione libri: "Il lungo treno di John Cage", di Inkyung Hwang (ObarraO edizioni)
"Trattare il tema degli scambi sinestetici tra la musica e l'arte visiva nelle avanguardie moderne ha a che fare, in un certo senso, con la concezione dello spazio-tempo. La musica è un'arte di durata che si svolge soprattutto nel tempo, mentre l'arte visiva implica in primo luogo lo spazio [...]. Il tempo e lo spazio sono le due dimensioni in cui si svolgono le nostre attività percettive più importanti [...] e per questo motivo, sin dall'antichità, filosofi e scienziati hanno indagato sui fondamenti e sulla natura profonda di queste categorie. La modernità [...] ha moltiplicato e non diminuito la rilevanza del problema, che dal piano fisico-matematico si è man mano esteso a quello psicosensoriale, categoriale e, non ultimo, creativo."
Con queste parole esordisce il libro Il lungo treno di John Cage, scritto da Inkyung Hwang ed edito da ObarraO edizioni. Nata a Seoul, vive e lavora a Milano. L'autrice si è laureata in Lingua e Letteratura italiana presso la Hankuk University Foreign Studies di Seoul (1984) e in Letteratura Italiana presso l’Università di Firenze (1989). Ha conseguito il diploma di laurea in Scultura (2004) e il diploma di laurea in Nuove Tecnologie per l’Arte (2007) presso l’Accademia di Brera di Milano e il Dottorato di ricerca in Storia dell’Arte all’Università Cà Foscari di Venezia (2017). Ha inoltre tenuto numerose mostre personali e collettive in prestigiose sedi espositive in Italia e in Europa, in cui ha esposto sculture, installazioni, video e performance, anche con diversi riconoscimenti e premi. I temi principali dei suoi lavori sono tempo, sospensione, leggerezza, suono e rumore.
Con Il lungo treno di John Cage, Inkyung Hwang intende indagare l'interazione tra arte e musica prendendo in considerazione le avanguardie del novecento. Partendo da Kandinsky e Schönberg e seguendo con passione le tracce di Duchamp, l'autrice approda alla figura di John Cage, da lei considerato "uno dei maggiori innovatori della musica contemporanea, fulcro e locomotiva di questo libro", e lo mette in relazione al movimento artistico Fluxus, che ha sovente utilizzato elementi musicali nelle sue opere. Giunge infine a Nam June Paik, padre della videoart, "le cui applicazioni tecnologiche all'arte e alla musica elettronica hanno lasciato un'impronta non trascurabile sulla musica in generale".
Con sguardo minimalista, in linea con i principi di Fluxus, l'autrice disegna, attraverso gli incontri e le amicizie tra i vari autori, il ritratto appassionante di un'epoca e dei suoi protagonisti. Siamo dunque tutti invitati a salire sul treno di John Cage, motore ideale di un veicolo immaginario che raccoglie e trasporta chi è pronto a partire per l'emozionante avventura dell'arte, della musica e della vita.
Buona lettura!
domenica 5 dicembre 2021
Le scale musicali al pianoforte: scala di MI BEMOLLE minore
E concludiamo questo ciclo introduttivo sulle scale minori al pianoforte con la scala di MI BEMOLLE minore. La tonalità di MI BEMOLLE minore è relativa di quella di SOL BEMOLLE maggiore, pertanto presenta come alterazioni in chiave il SI, il MI, il LA, il RE, il SOL e il DO bemolle. Possono però essere previste altre alterazioni momentanee nella scala armonica (fa bequadro) e in quella melodica (mi bequadro e fa bequadro). La scala di MI BEMOLLE minore è enarmonica della scala di RE DIESIS minore, relativa di FA DIESIS maggiore, che presenta sei diesis in chiave (FA, DO, SOL, RE, LA, MI diesis). Anche in questo caso possono essere presenti alterazioni momentanee per la scala armonica (do doppio diesis) e melodica (si diesis e do doppio diesis). La diteggiatura della scala di MI BEMOLLE minore (RE DIESIS minore) è la seguente: mano destra, 21234123 a salire, 32143212 a scendere; mano sinistra, 21432132 a salire, 23123412 a scendere.
TESTI CONSIGLIATI:
TESTI CONSIGLIATI:
- Vincenzo Mannino, Le scale, Edizioni Curci.
- Tommaso Alati, Le scale per pianoforte, Carisch.
- Luigi Finizio, Le scale, Ricordi.
- Pietro Montani, Tutte le scale, Ricordi
Le scale musicali al pianoforte: scala di SI BEMOLLE minore
La tonalità di SI BEMOLLE minore è relativa di quella di RE BEMOLLE maggiore, pertanto presenta come alterazioni in chiave il SI, il MI, il LA, il RE e il SOL bemolle. Possono però essere previste altre alterazioni momentanee nella scala armonica (la bequadro) e in quella melodica (sol bequadro e la bequadro). La scala di SI BEMOLLE minore è enarmonica della scala di LA DIESIS minore, che presenta sette diesis in chiave (FA, DO, SOL, RE, LA, MI, SI diesis). Anche in questo caso possono essere presenti alterazioni momentanee per la scala armonica (sol doppio diesis) e melodica (fa doppio diesis e sol doppio diesis). La diteggiatura della scala di SI BEMOLLE minore (LA DIESIS minore) è la seguente: mano destra, 21231234 a salire, 43213212 a scendere; mano sinistra, 21321432 a salire, 23412312 a scendere.
TESTI CONSIGLIATI:
- Vincenzo Mannino, Le scale, Edizioni Curci.
- Tommaso Alati, Le scale per pianoforte, Carisch.
- Luigi Finizio, Le scale, Ricordi.
- Pietro Montani, Tutte le scale, Ricordi
Le scale musicali al pianoforte: scala di SOL DIESIS minore
La tonalità di SOL DIESIS minore è relativa di quella di SI maggiore, pertanto presenta come alterazioni in chiave il FA, il DO, il SOL, il RE e il LA diesis. Possono però essere previste altre alterazioni momentanee nella scala armonica (fa doppio diesis) e in quella melodica (mi diesis e fa diesis). La scala di SOL DIESIS minore non ha, se non a livello puramente teorico, un'omologa maggiore: tuttavia, essa è enarmonica della scala di LA BEMOLLE minore, che presenta sette bemolle in chiave (SI, MI, LA, RE, SOL, DO, FA bemolle). Anche in questo caso possono essere presenti alterazioni momentanee per la scala armonica (sol bequadro) e melodica (fa bequadro e sol bequadro). Confronteremo dunque la diteggiatura prendendo a modello l'omologa di la bemolle maggiore. Le differenze driscontrabili sono le seguenti: mano destra, 34123123 a salire, 32132143 a scendere (è possibile comunque iniziare con 23 al posto di 34); mano sinistra, 32132143 a salire, 34123123 a scendere (anche in questo caso però si può concludere la scala con 23 al posto di 34). Tuttavia, è bene precisare che, per quanto riguarda la mano sinistra, questa diteggiatura può risultare scomoda se applicata alla scala minore armonica: in questo caso è possibile utilizzare un'altra diteggiatura che contiene una piccola variante, cioè 32143213 a salire e 31234123 a scendere (è possibile però concludere anche con il 2.
TESTI CONSIGLIATI:
TESTI CONSIGLIATI:
- Vincenzo Mannino, Le scale, Edizioni Curci.
- Tommaso Alati, Le scale per pianoforte, Carisch.
- Luigi Finizio, Le scale, Ricordi.
- Pietro Montani, Tutte le scale, Ricordi
Le scale musicali al pianoforte: scala di DO DIESIS minore
La tonalità di DO DIESIS minore è relativa di quella di MI maggiore, pertanto presenta come alterazioni in chiave il FA, il DO, il SOL e il RE diesis. Possono però essere previste altre alterazioni momentanee nella scala armonica (si diesis) e in quella melodica (la diesis e si diesis). La diteggiatura presenta alcune differenze rispetto all'omologa maggiore e precisamente: mano destra, 23123412 a salire, 21432132 a scendere; mano sinistra, 32143212 a salire, 21234123 a scendere. Tuttavia, è bene precisare che, per quanto riguarda la mano destra, questa diteggiatura può risultare scomoda se applicata alla scala minore armonica: in questo caso è possibile utilizzare un'altra diteggiatura che contiene una piccola variante, cioè 23123123 a salire e 32132132 a scendere.
TESTI CONSIGLIATI:
- Vincenzo Mannino, Le scale, Edizioni Curci.
- Tommaso Alati, Le scale per pianoforte, Carisch.
- Luigi Finizio, Le scale, Ricordi.
- Pietro Montani, Tutte le scale, Ricordi
Le scale musicali al pianoforte: scala di FA DIESIS minore
La tonalità di FA DIESIS minore è relativa di quella di LA maggiore, pertanto presenta come alterazioni in chiave il FA, il DO e il SOL diesis. Possono però essere previste altre alterazioni momentanee nella scala armonica (mi diesis) e in quella melodica (re diesis e mi diesis). La diteggiatura presenta alcune differenze rispetto all'omologa maggiore e precisamente: mano destra, 23123412 a salire, 21432132 a scendere; mano sinistra, 43213212 a salire, 21231234 a scendere. Tuttavia, è bene precisare che, per quanto riguarda la mano destra, questa diteggiatura può risultare scomoda se applicata alla scala minore armonica: pertanto, in questo caso è possibile utilizzare un'altra diteggiatura che contiene una piccola variante, cioè 23123123 a salire e 32132132 a scendere.
TESTI CONSIGLIATI:
- Vincenzo Mannino, Le scale, Edizioni Curci.
- Tommaso Alati, Le scale per pianoforte, Carisch.
- Luigi Finizio, Le scale, Ricordi.
- Pietro Montani, Tutte le scale, Ricordi
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