giovedì 30 aprile 2020

Recensione Libri: Madame Crisantemo di Pierre Loti (Luni Editrice)

Per gentile concessione di Sakura Magazine, riportiamo qui di seguito l'interessante recensione che ci ha fornito di Madame Crisantemo di Pierre Loti, edito dalla Luni Editrice. Lo condividiamo e proponiamo ai lettori di Euterpes Domus in quanto rappresenta uno dei punti di partenza che porteranno alla nascita di Madama Butterfly di Giacomo Puccini.

"Cara Duchessa,
la prego di accettare questo lavoro, come omaggio della mia rispettosa amicizia. Ho esitato a mandarglielo, perché il tema può essere considerato non opportuno, mi sono però rassicurato che lo stile non fosse mai sconveniente, e spero di esserci riuscito.
Questo è il diario di un’estate della mia vita, in cui non ho cambiato nulla, nemmeno le date, perché credo che quando si cerca di sistemare il contenuto spesso non facciamo altro che scompigliare il tutto. Anche se sembra che il libro sia improntato sulla Signora Cristantemo, in realtà le tre figure principali sono io stesso, il Giappone e l’effetto che quel Paese ha avuto su di me".
In una lettera scritta da lui stesso e indirizzata ad una duchessa, sua amica, è così che Pierre Loti, pseudonimo dell’ufficiale della marina e scrittore francese Louis Marie Julien Viaud, presenta e descrive il suo libro Madame Crisantemo, ora edito dalla Luni Editrice.
Si tratta di un diario di viaggio che racconta di un’estate trascorsa nell’enigmatico, curioso e stravagante Paese del Sol Levante. Con la sua arte immaginosa e precisa ma dal gusto spesso ironico, sarcastico e quasi sprezzante verso la gente ma delicato, dettagliato e accurato verso l’ambiente, Pierre Loti racconta il suo soggiorno a Nagasaki.
La storia di un finto matrimonio che lo stesso autore contrae con la piccola Crisantemo, graziosa “bambolina giapponese dallo sguardo attonito e sempre identico e un sorriso immobile e indecifrabile” è solo un pretesto per raccontare la quotidianità di un Paese che agli occhi dell’autore appare bizzarro e spesso incomprensibile.
Loti dipinge i luoghi, la natura, le usanze e le feste popolari, e le fanciulle sempre agghindate, sorridenti e cinguettanti dallo sguardo sempre stupito e meravigliato per qualcosa, offerte dalle loro famiglie come spose ad europei che soggiornavano nel Paese attraverso finti matrimoni di convenienza e diletto, stipulati tramite contratti della durata del soggiorno stesso dello sposo straniero.
Come per qualsiasi altro matrimonio di tal fattura, anche quello tra Loti e la giovane Crisantemo non ha amore, sentimento, affetto o anche semplice dialogo; i due sono uniti solo dalla forza di un contratto e dall’abitudine che li vede per tutto il tempo del soggiorno di Loti farsi semplicemente compagnia condividendo una piccola casetta di legno e carta e lunghe passeggiate tra feste serali di paese.
Non v’è scambio di opinione o di idee, ma solo brevi frasi e gesti sempre da capire, di due persone che fingono un’affiatamento che non esiste: lo stesso tenente gioisce infatti alla sua partenza per la fine del contratto  mentre la giovane Crisantemo finge alla notizia dell’imminente separazione, una tristezza e un’affezione mai dimostrata prima per poi, al momento dell’addio, perdersi a verificare e contare felice le monete ricevute dall’ormai ex marito come ricompensa ignorando lui completamente.
Madame Crisantemo è uno spaccato di vita e un ritratto di due culture diverse che pur incronciandosi per breve tempo non riescono ad incontrarsi veramente e a comprendersi: Loti manterrà dall’inizio alla fine del suo soggiorno un atteggiamento sarcastico, ironico, spesso sprezzante, distaccato, a volte cinico, e non riuscirà ad affezionarsi veramente a qualcuno, neppure alla sua sposa. Solo, forse, la quotidianità calma e pacata avvolta da un ambiente naturale di grande fascino riuscirà a guadagnare un po’ di affetto nel suo cuore.
La giovane Crisantemo invece è una sposa silenziosa, taciturna, per nulla incline al dialogo, sembra quasi sopportare la finta unione per il bene di un ritorno economico futuro; non abbandonerà mai le sue abitudini e non proverà ad adattarsi a quelle dello sposo, mancando di manifestare anche lei un qualsiasi tipo di affezione.
Sarà proprio questo dialogo mancato tra i due e il silenzioso “scontro” tra le due diverse culture che ispirerà Illica e Giacosa a scrivere il libretto di una delle più belle e celebri opere di Giacomo Puccini: Madama Butterfly.
Buona Lettura!


mercoledì 29 aprile 2020

Produttori di strumenti musicali: YAMAHA


La Yamaha Corporation (ヤマハ株式会社 Yamaha Kabushiki Gaisha) è oggi considerato il più grande produttore di strumenti musicali del mondo. Ha sede a Hamamatsu, nella prefettura di Shizuoka, in Giappone. La sua storia inizia nel lontano 1887, quando il suo fondatore, Torakusu Yamaha, si ritrovò a riparare un organo a pompa. Poco dopo, portò a termine la costruzione del primo organo a canne del Giappone.

Torakusu Yamaha fu in effetti il primo a produrre strumenti musicali occidentali nel paese del Sol Levante. Nato nell'attuale prefettura di Wakayama, Torakusu era affascinato dalla scienza e dalla tecnologia occidentali. Intraprese già in giovanissima età il mestiere di orologiaio, attività che stava cominciando a guadagnare popolarità proprio in quel periodo in particolare ad Osaka. 


Nel corso del tempo, Torakusu iniziò a riparare anche attrezzature mediche; per questo venne invitato a fare visita ad un ospedale di Hamamatsu, nella prefettura di Shizuoka. Fu in questa occasione che il direttore della scuola elementare Jinjo (oggi Motoshiro) di quella città gli chiese se poteva provare a riparare un organo a pompa (uno strumento simile all'harmonium) in dotazione all'istituto. Egli accettò e fu in grado di portare a termine il compito con successo. Proprio durante la riparazione del piccolo organo della Jinjo, Torakusu riconobbe le potenzialità di questa attività del tutto nuova per il Giappone, arrivando a progettare e a realizzare un prototipo di organo che presentò all'Istituto Musicale di Tokyo (oggi Università Nazionale di Musica e belle Arti di Tokyo). Si dice che si recò nella capitale giapponese caricandosi in spalla la propria creazione ed attraversando a piedi le montagne di Hakone. Questa impresa è stata immortalata in seguito in un famoso bassorilievo

Questo primo prototipo tuttavia venne criticato aspramente perché dotato di una pessima accordatura. Ma Torakusu non si diede per vinto ed iniziò a studiare da zero acustica e teoria musicale. Dopo quattro mesi fu in grado quindi di costruire un nuovo organo. Torakusu Yamaha fondò poi la propria impresa nel 1887 con il nome di Nippon Gakki Seizō Kabushiki Gaisha (日本楽器製造株式会社, lett. Manifatturiera giapponese di strumenti musicali). All'inizio nacque come azienda produttrice di organi e harmonium. La produzione si ampliò in seguito prima con la costruzione di pianoforti (il primo è datato 1897) e poi anche di altri strumenti. Ad oggi si può dire che non vi sia strumento musicale che la YAMAHA non produca (archi, fiati, percussioni, strumenti acustici ed elettrici).

Attraverso la sua pluriennale esperienza nella produzione di strumenti musicali, accanto alle sue indubbie capacità artigianali, la YAMAHA ha anche accumulato e sviluppato un'esperienza tecnologia all'avanguardia, tale da poter programmare in modo scientifico ogni fase della lavorazione. Proprio per questo motivo, con il passare degli anni ha espanso il suo mercato in primo luogo nel settore delle tecnologie audio (dal grammofono ai più moderni impianti hi-fi), per poi approdare agli elettrodomestici, ai mobili, alle macchine utensili e ai robot industriali. Fu proprio YAMAHA a lanciare il primo masterizzatore CD nel 1989. E sempre da una costola di YAMAHA, nel 1955 nacque la Yamaha Motor, produttrice di veicoli a motore, fra i quali spiccano le famose motociclette che vediamo ancora oggi gareggiare nelle gare della MotoGP.

Il marchio YAMAHA presenta tre diapason incrociati fra di loro a formare una stella a sei punte circondata da un cerchio. Il diapason rappresenta lo strumento con cui l'azienda nacque a tutti gli effetti: fu infatti con questo oggetto, (lo strumento accordatore per eccellenza) che Torakusu Yamaha intraprese la sua carriera di costruttore di strumenti musicali. La caparbietà e l'ostinazione che lo caratterizzarono in quel difficile inizio distinguono ancora oggi l'azienda il tutto il mondo, simboleggiato dal cerchio che circonda il marchio. Il numero tre invece rappresenta sia i tre pilastri dell'azienda, tecnologia, produzione e vendite, sia i tre principi della musica, melodia, armonia e ritmo.

Come la maggior parte delle imprese giapponesi, anche la YAMAHA ha una sua filosofia, che ne anima la vita produttiva e aziendale. "La Filosofia Yamaha rappresenta la cornice filosofica che costituisce le fondamenta della gestione aziendale di Yamaha Group. 
La filosofia di Yamaha si basa su 'Filosofia Aziendale', 'Esperienza Cliente', 'Qualità Yamaha' e 'La Visione Yamaha'. 'Filosofia Aziendale' ed 'Esperienza Cliente' esprimono aspetti diversi del significato che rappresenta Yamaha Group, mentre la Filosofia Yamaha ne costuisce le sue fondamenta. 'Qualità Yamaha' e 'La Visione Yamaha' svolgono invece il ruolo di forza motrice della Filosofia Yamaha stessa, e sono state pensate per fungere da guida ai dipendenti Yamaha Group nel loro lavoro quotidiano. Utilizziamo la Filosofia Yamaha come principio ispiratore e cerchiamo di pensare dal punto di vista del cliente partendo da competenze e sensibilità uniche e da una reputazione di affidabilità senza pari acquisita nel corso della nostra lunga storia. Il nostro obiettivo è di fornire costantemente prodotti e servizi di alta qualità che superino le aspettative dei nostri clienti e di creare entusiasmo e ispirazione culturale insieme a persone di tutto il mondo."

(Articolo tratto e rielaborato dalle informazioni ricavate direttamente dal sito di Yamaha)

Edizioni musicali: i 388 corali a quattro voci di J. S. Bach (EMB)

Con la presente edizione dei 388 corali di J. S. Bach, probabilmente la raccolta più completa sino ad ora compilata, la Editio Musica Budapest intende perseguire obiettivi sostanzialmente pratici. I corali, scritti su quattro pentagrammi come una vera e propria partitura per coro a quattro voci (soprano, contralto, tenore, basso), sono stati ordinati secondo l'ordine alfabetico dei loro titoli. Qualora nella partitura originaria fosse presente un controcanto significativo affidato ad altri strumenti (es. soli di violino, fanfare di corni e trombe), esso viene riportato sopra le altre parti scritto in formato più piccolo. Ogni melodia corale è pubblicata con il proprio testo: a volte esso corrisponde a quello attestato nelle fonti (riportato in stampatello nell'edizione), in altri casi invece è tratto dalla pratica comune del canto (riportato in corsivo). Per facilitare l'identificazione della loro provenienza, per tutti i corali è stato fornito il numero di BWV (Bach-Werke-Verzeichnis), ossia il numero con cui sono catalogate le composizioni di J. S. Bach. Sono stati invece esclusi corali di dubbia attribuzione. La linea di testo non viene generalmente fornita per tutte e quattro le voci, ma solo per coppie (soprano-altro e tenore-basso); in caso però di potenziale ambiguità nella lettura, il testo è stato applicato a tutte e quattro le voci. Le crome vengono scritte separate e non con travature solo qualora una sillaba rientri nello spazio di un ottavo.

Grazie alla sua sistematicità e alla sua chiarezza di scrittura, questa partitura per lo studio può rivelarsi un ottimo aiuto per la comprensione del corale nello stile bachiano, di cui tra l'altro viene richiesta la composizione come prova finale di molti esami e concorsi musicali.

Buono studio!


sabato 25 aprile 2020

Recensione libri: Luigi Boccherini - La vita e le opere, di Remigio Coli (maria pacini fazzi editore)

Nato a Lucca il 19 febbraio 1743 e morto a Madrid il 28 maggio 1805, Luigi Boccherini è, insieme a Franz Joseph Haydn, uno dei compositori strumentisti più amati e celebrati nell'Europa del secondo settecento. E, come accadde per l'illustre collega viennese, dopo la sua morte venne a poco a poco dimenticato, per essere riscoperto solo a novecento inoltrato.

Tuttavia, il recupero di questa importante figura musicale del secondo settecento è stato molto più travagliato rispetto ad altri compositori dello stesso periodo. La musica di Boccherini infatti contrasta con l'ottimismo razionale e illuminato del cosiddetto classicismo viennese, in quanto segue piuttosto il filone preromantico, che si rivolge quindi ai sentimenti e al cuore, sulla falsa riga di Jean-Jacques Rousseau.

Ha sempre pesato sul compositore la diceria di essere superficiale, semplicistico e "parruccone". Questo nonostante l'opinione dei contemporanei, che lo trovavano troppo cupo, tragico, "scontroso".

Questa biografia, pubblicata dalla casa editrice lucchese Maria Pacini Fazzi, è stata pensata, nel bicentenario della morte, come un omaggio dovuto e sentito a questo compositore, che meritava, al pari degli altri, un nuovo e più minuzioso studio, arricchito dai recenti contributi critici che ci presenta, come afferma l'autore Remigio Coli nella premessa, un artista da ricoprire e rimodernizzare "alla luce degli eventi della sua non facile vita, del suo 'credo' estetico e della sua musica [...] un Boccherini nuovo per noi, ma che stranamente è tale e quale lo consideravano i contemporanei, con tutte le problematiche di allora..."

Remigio Coli si dedica da oltre vent'anni a ricerche e studi sul compositore lucchese. Molte sono le illustri pubblicazioni di cui è stato autore, a partire dalla sua prima biografia sul conto di Boccherini, pubblicata sempre da Maria Pacini Fazzi nel 1988, con prefazione di Emilio Maggini. Con questa nuova fatica, Coli ci presenta non un aggiornamento  dei precedenti scritti, ma il frutto di ulteriori ricerche negli archivi italiani ed europei, della recente letteratura sul compositore, dello studio degli spartiti e dell'ascolto della sua musica.

La sensibilità artistica di Boccherini permette una visione emozionante ed emozionata della realtà: in lui "non solo domina sovrana la volontà di esprimere sentimenti, affetti e passioni, ma anche quella [...] di raccontare la realtà che lo circondava (la vita del popolo, la propria vita, il folclore, il paesaggio). Per questa parte del suo 'messaggio' può essere paragonato nell'originalità e nei risultati artistici soltanto al grande Goya. E se Goya ha scritto 'Non ci sono regole nella pittura... le opere sono state create dai grandi uomini', è sufficiente sostituire 'musica' a 'pittura' per ritrovare Boccherini"

Buona lettura!




venerdì 24 aprile 2020

Le scale musicali al pianoforte: scala di MI BEMOLLE maggiore (un'ottava)

Proseguiamo a parlare di scale con più di due bemolli. Così come la scala di SI BEMOLLE maggiore, anche quella di MI BEMOLLE maggiore (con tre bemolli in chiave) ha una diteggiatura sua propria; ed anche in questo caso la prima nota coincide con un tasto nero (ricordiamo che, in linea di principio, il primo dito non cade mai su un tasto nero).

La scala di MI BEMOLLE maggiore ha dunque la seguente diteggiatura: 21234123 a salire e 32143212 a scendere. La mano sinistra invece rimane 32143212 a salire e 21234123 a scendere.



TESTI CONSIGLIATI:

venerdì 17 aprile 2020

Le scale musicali al pianoforte: scala di SI BEMOLLE maggiore (un'ottava)

A partire da quella di SI BEMOLLE maggiore, tutte le scale dai due bemolle in su iniziano con un tasto nero: di conseguenza, la diteggiatura non può partire, come di consueto, con il primo dito (che, ricordiamo, in linea di principio non cade mai su un tasto nero).

La scala di SI BEMOLLE maggiore ha dunque la seguente diteggiatura: per la mano destra avremo 21231234 a salire e 43213212 a scendere, mentre per la mano sinistra 32143212 a salire e 21234123 a scendere.



TESTI CONSIGLIATI: