sabato 26 novembre 2022

Recensione libri: "Poesia per musica e musica per poesia - Dai trovatori a Paolo Conte", di Stefano La Via (Carocci Editore)

"Prima le parole, dopo la musica" oppure "Prima la musica, dopo le parole"? Queste sono le due posizioni su cui ruota l'ultima opera di Richard Strauss, Capriccio, e questo, dopotutto, è il dubbio amletico che da sempre attanaglia studiosi e artisti, musicisti e poeti, letterati e saggisti. Il volume Poesia per musica e musica per poesia - Dai trovatori a Paolo Conte, scritto da Stefano La Via, professore associato presso la facoltà di musicologia dell'Università di Pavia, con sede a Cremona, e pubblicato da Carocci Editore per la collana Aulamagna, tenta proprio di indagare su questa curiosa contrapposizione, perennemente in bilico tra perfetta simbiosi e drastica dicotomia.

Questo libro si prefigge di analizzare l'evoluzione del rapporto fra poesia e musica, dal Medioevo, epoca, tra l'altro, del mitico "divorzio" che avrebbe portato la poesia ad affermarsi quale arte autonoma rispetto alla musica, fino ai giorni nostri e alle categorie teoriche odierne di "poesia per musica" (o, ancor più nello specifico, "poesia in musica") e "musica per poesia". Nell'impostare questa indagine, l'autore divide la sua opera in due parti.

La prima parte, Parametri, principi generali e tipologie d'interazione fra poesia e musica, inizia proprio con il dilemma posto alla base dell'opera di Strauss "Prima la musica o la poesia?", per poi entrare nello specifico di vari aspetti che chiamano in causa diverse discipline, dalla fisica acustica alla musica in senso stretto, dalla fisiologia alla metrica. Vengono così trattati i punti in comune del suono vocale nel parlato e nel cantato, alcune nozioni basilari di versificazione (classica, romanza, germanica) e infine i principi musicali della ritmica, dell'agogica e della dinamica, che al parlato sono strettamente collegati.

Tutta questa prima parte funge da prologo alla seconda, Lettura, ascolto e analisi del testo poetico-musicale, interamente fornita in versione digitale, nella quale l'autore espone storicamente, anche con esempi audio ed estratti di partiture, come il rapporto tra musica e poesia si sia dipanato nel tempo, dal medioevo trovadorico di Bernart de Ventadorn alla più recente canzone pop di McCartney, Buarque e Paolo Conte, passando per la polifonia rinascimentale, il lamento rappresentativo e la cantata dei secoli XVII e XVIII, il lied romantico tedesco e il song americano del primo novecento.

Al termine della trattazione, proprio la figura di Paolo Conte si impone come punto di incontro e allo stesso tempo spartiacque fra il concetto di "poesia per/in musica" e "musica per poesia". Antipoeta dichiarato, Conte tratta musica e testo poetico secondo una dialettica tanto serrata da non permettere di identificare quale dei due elementi sia il nucleo originario delle sue canzoni, né tantomeno quando l'uno lasci all'altro il ruolo da protagonista, dimostrando forse come, al di là delle spiegazioni teoriche, l'arte sfugga a qualsiasi tentativo di categorizzazione. Del resto, anche Richard Strauss conclude Capriccio lasciando simbolicamente la Contessa Madeleine incapace di decidere tra l'amore per Flamand il Musicista o per Olivier il Poeta: dopotutto, si possono veramente separare poesia e musica?

Buona lettura!

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