Sui simboli in musica si legge qualche cosa, ma se ne sa ben poco, eppure è tema affascinante. Le enciclopedie non approfondiscono la tematica, né le storie della musica, eppure è argomento vecchio; di simboli si può parlare nel caso delle formule del Canto gregoriano, nel caso dei Tropi e delle Sequenze, metafore musicali che più tardi vengono riprese nella polifonia dell'Ars antiqua. Allegorie musicali sono presenti nella produzione dei Trovatori e Trovieri (si pensi al trobar clus), così come formule aritmetiche, alchemiche, magiche, che vengono tradotte in suoni e che rimandano a significati più o meno segreti. Durante il Rinascimento si riscontrano diverse figure musicali che rinviano a precisi stati d'animo, ma è col Barocco che questo modo di rapportare la musica alle emozioni trova terreno fertile, si consolida e si sviluppa. La Teoria degli affetti è una codificazione che mette in relazione gli elementi musicali ai sentimenti [...]. Non solo elementi tematici, ma anche relativi alla tonalità. È nel Settecento, secolo che ama le classificazioni e i procedimenti schematici, che le relazioni fra le metaforiche figurazioni melodiche e gli affetti sono molto utilizzate. Col Romanticismo che, al contrario, vuole personalizzare ogni aspetto della musica, queste relazioni codificate non interessano, e scompariranno quasi del tutto durante il Novecento.
[...] la musica [...] può essere intesa come linguaggio simbolico. Il suo rapporto con gli aspetti psichici ed emotivi è antichissimo, in maniera precisa potremmo rifarci alla cosiddetta Teoria dell'ethos, risalente a molti secoli prima di Cristo. [...] Il numero è simbolo religioso (ovvero che crea un legame) che collega le proporzioni dell'universo agli equilibri della musica (cosmologia che si perderà con la progressiva razionalizzazione della cultura). [...] i filosofi dell'Età classica [...] rirprendono questa "teoria", che risorgerà nel Rinascimento grazie a teorici/musicisti quali Zarlino e [Vincenzo] Galilei. [...] Compito del musicista è [...] quello di rappresentare gli affetti attraverso una serie di formule che imitano il reale, come le onomatopee o le associazioni tra grafismi e significati (i madrigalismi), oppure come le citazioni o il ricorrere ad aspetti tipici dell'espressività convenzionale dell'epoca o dello stile dell'Autore, sono tutti questi elementi che costituiscono una segnaletica esplicita dalla scrittura al suono alla percezione.
Alla musica appartengono varie tipologie simboliche, sia formalistiche sia contenutistiche, in ogni caso si trattadi ri-utilizzare formule melodiche o stilistiche in maniera che il fruitore le decodifichi in un messaggio chiaro e diretto, collegandole alla realtà extra-musicale. Non sempre la comprensione è facile, a volte il musicista non vuole essere esplicito e nasconde il simbolo fra le parti musicali, in modo che il messaggio arrivi solo a chi già lo aspetta e ne conosce la chiave di lettura. Il simbolo è un media, ha dunque il compito di mediare fra due realtà, quella musicale e quella reale e, ovviamente, lo può fare in tanti modi e con infinite varianti. [...]
L'Affektenlehre e la Figurenlehre sono codificazioni che appartengono alla prima metà del Seicento: [...] tali codificazioni risalgono al Rinascimento e proseguono, con variazioni tipologiche, durante il Barocco, soprattutto grazie all'abbinamento fra musica e retorica. La musica di Bach è [...] un ottimo banco di prova per l'interpretazione dei simboli musicali. In Bach [...] il simbolo è ripiegato ovvero rimanda ad altri simboli convenzionali (prevalentemente religiosi). nel gioco dei rinvii si forma il senso complessivo dell'opera, costituito da un sistema organico di simboli. Invece di Mozart i simboli liberano la realtà psicologica [...].
L'Affektenlehre e la Figurenlehre sono codificazioni che appartengono alla prima metà del Seicento: [...] tali codificazioni risalgono al Rinascimento e proseguono, con variazioni tipologiche, durante il Barocco, soprattutto grazie all'abbinamento fra musica e retorica. La musica di Bach è [...] un ottimo banco di prova per l'interpretazione dei simboli musicali. In Bach [...] il simbolo è ripiegato ovvero rimanda ad altri simboli convenzionali (prevalentemente religiosi). nel gioco dei rinvii si forma il senso complessivo dell'opera, costituito da un sistema organico di simboli. Invece di Mozart i simboli liberano la realtà psicologica [...].
Secondo Deryck Cooke è il sistema tonale quello che più di ogni altro ha saputo sfruttare le qualità espressive dei suoni, in quanto gli intervalli, le melodie, i temi, gli accordi, i ritmi, le dinamiche, le tonalità stesse funzionano come segni motivati, ossia si accordano perfettamente agli svolgimenti espressivi, creando una simbologia stretta e precisa per chiunque padroneggi questo linguaggio.
Ciò che ci porta a sottovalutare l'importanza dei simboli è l'intenderli con la mentalità romantica, ma essi non sono, come ben precisa Schering, delle superficiali figure barocche o degli astratti stereotipi comunicativi, al contrario, sono portatori di una ricca varietà espressiva, resa chiara proprio dalla convenzione sulla quale poggia il simbolo, e addirittura possono esprimere una visione di vita; inoltre il senso del simbolo non è mai concluso ma si rigenera di volta in volta, a seconda delle situazioni e delle epoche storiche. [...]
Non v'è dubbio che gli elementi simbolici della musica abbiano relazioni con i moti della psiche, quindi sono analizzabili anche con l'aiuto di discipline quali la psicologia, la psicanalisi e, in generale, con materie che studiano il profondo [...], ma pure con discipline scientifiche, come la semiotica e la linguistica strutturale, anche inquesto caso, seguendo un'analogia con la struttura della lingua, l'importanza del simbolo è fondamentale. [...]
È con l'ultimo Beethoven che inizia ciò che Thomas Mann chiama l'Abschied, lo spettrale commiato dalla musica della tradizione classica, non solo dalle forme e dalla tonalità, ma dall'impianto espressivo frutto di una visione del mondo sostanzialmente in armonia. La crisi di questa rappresentazione dura a lungo, percorrendo tutto l'Ottocento, [...] con un momento di grande profondità in Wagner, fino all'ultimo disperato addio alla forma classica di Mahler, dove la musica si fa carico di simbologie di ogni tipo [...]: in questo caso il simbolo diventa uno spettro, una sorta di spirito demoniaco che irrompe in un tessuto musicale oramai liso.
Wagner è il principale tratto d'unione fra l'uso del simbolo musicale nella cultura tedesca e quella francese, dove Wagner è venerato proprio per la sua simbologia tematica legata ai motivi conduttori, simbologia vastissima che copre un campo semantico ogni comprensivo. Baudelaire è uno dei primi letterati parigini a filtrare le grandi allegorie wagneriane, poi il clima culturale muterà, ma non verrà mai meno l'importanza del simbolo; [...] Maeterlinck e Debussy [...] scriveranno il libretto e la musica del dramma lirico Pelléas et Mélisande, un'opera ricca di simbologie, ma totalmente differenti da quelle wagneriane: qui il simbolo è tensione verso l'inesprimibile, verso l'ineffabile, il simbolo si fa atopico ed è leggibile in maniera non univoca, [...] non c'è più una relazione fra un segno musicale e un aspetto biografico, anzi non c'è nemmeno un elemento distintivo che possa, in qualche modo, essere ricondotto a un contenuto semantico. [...]
(Tratto dalla Prefazione di Renzo Cresti al libro Il simbolo del dolore in Mozart di Luigi Nicolini, Rugginenti Editore)